Se nel secolo scorso abbiamo assistito ad una forsennata corsa all’ultimo metro quadro edificabile, soprattutto nelle grandi metropoli, con l’inizio degli anni 2000 la tendenza si è invertita. I grandi edifici dismessi, gli spazi urbani sterminati e oramai fuori uso, perché obsoleti o privi di norme di sicurezza, diventano nuova fonte d’attrazione per gli urbanisti del nuovo millennio, che ne identificano porti sicuri per la riqualificazione e valorizzazione del territorio. È più o meno questo il progetto che Nathalie Kosciusko-Morizet, candidata a sindaco di Parigi per l’Ump, ha in mente per le stazioni fantasma della sua città. La linea metropolitana della capitale francese è sempre stata all’avanguardia, sin dall’inaugurazione nel 1900 in occasione dell’Esposizione Universale.
La rete conobbe un notevole sviluppo nel giro di pochi decenni, diventando la più estesa del vecchio continente, fino a subire una battuta d’arresto durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la Ratp, che aveva in gestione gli impianti, fu costretta a sopprimere alcune corse e chiudere alcune stazioni poco frequentate. Alcune fermate non furono mai più riaperte, altre ancora furono costruite per poi essere abbandonate, come grossi fantasmi sotterranei mai valorizzati. Le storie sorte intorno a queste stazioni sono fantasiose e ricche di dettagli, tanto da suscitare l’immaginazione di studiosi e architetti francesi, desiderosi di scoprire i tesori nascosti di Parigi.
Attualmente la città conta undici stazioni fantasma, di cui sette individuate dalla Kosciusko-Morizet come potenziali luoghi di rinascita urbana. Il progetto, affidato all’architetto Manal Rachdi e all’urbanista Nicolas Laisnè, prevede il recupero di Haxo, Porte-des-Lilas, Champ-de-Mars, Porte-Molitor, Arsenal, Croix-Rouge e Saint-Martin, più una piccola stazione sotto Les Invalides. Piscine, palestre, discoteche, gallerie d’arte, ristoranti e punti d’incontro nati da vecchi binari ed obliteratrici, nuovi piani volti a riabilitare spazi lasciati all’incuria.
Un piano decisamente ambizioso, ma soprattutto dispendioso per la candidata in corsa al Municipio di Parigi, che dovrà affrontare un’avversaria assai temibile, la socialista Bertrand Delanoё, attuale vicesindaco che, nel corso del suo mandato, ha promosso diverse iniziative green, come la riapertura della Petite Cinture, un braccio della vecchia linea ferroviaria parigina da trasformare in percorso ciclabile e pista da jogging. Ma non solo: la Delanoё ha in mente giardini, orti cittadini, spazi condivisi da mettere a disposizione della popolazione, ambizioni decisamente più alla portata delle casse comunali.
L’ideale sarebbe trovare una sorta di compromesso tra le due idee, entrambe innovative e proiettate alla valorizzazione del territorio, partendo da strutture preesistenti. La città conoscerebbe nuova vita sia nella parte alta, sia nei sotterranei, ampliando i suoi spazi ed esplorando dimensioni spesso sottovalutate dall’espansione edilizia. Non è la prima volta che le stazioni ferroviarie diventano punti di visibilità per una città europea, come testimonia la linea Metro Uno di Napoli, che trova nella fermata di Toledo la più bella stazione metropolitana del mondo. La chiamano “Metro dell’Arte”, e il motivo è ben visibile nelle opere d’arte contemporanea affisse alle pareti e lungo il percorso di scale mobili e corridoi. Per una volta l’Italia, e in particolare il Sud, hanno qualcosa da insegnare e comunicare alle ben più illustri capitali europee.
Laura Olivazzi -ilmegafono.org
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