Il 23 febbraio 2014 saranno passati quattro anni dall’indizione del “maxi-concorso” per il Comune di Roma che nel frattempo è diventato “Roma Capitale”. Duemila posti tra vigili urbani, impiegati e funzionari amministrativi, ingegneri, responsabili di biblioteche e servizi informativi e comunicativi, geologi, restauratori-conservatori, statistici, maestri d’asilo, esperti di gestione delle finanze e delle entrate e perfino esperti di merceologia e derrate agro-alimentari. Decine di migliaia di persone (dai 18 ai 45 anni) hanno preso parte a questa maratona e per alcuni “non è ancora finita”: gli orali per molti si concluderanno in primavera e le graduatorie finali, probabilmente, non usciranno prima dell’estate. Quattro anni non sono stati sufficienti per accedere a un posto di lavoro pubblico, una  circostanza che da sola farebbe indignare chiunque.

Ma non basta. Ora sull’esito del “concorsone” aleggia lo spettro di nuove proroghe o peggio ancora dell’oblio. A novembre scorso, infatti, il Comune, dopo aver paventato l’annullamento per “presunte irregolarità”, ha affidato alla Procura tutti i documenti relativi alle prove scritte. Secondo la giunta guidata dal sindaco Ignazio Marino, le buste usate durante gli esami non avrebbero garantito l’anonimato dei candidati perché “trasparenti”, una motivazione che già di per sé sembra essere un pretesto. L’anonimato delle prove scritte, infatti, è stato garantito dalle stesse  procedure concorsuali, e nello specifico dalla separazione immediata, prima delle correzione, delle buste con i dati anagrafici da quelle contenenti gli elaborati. Secondo i verbali, solo dopo la correzione, gli elaborati sono stati associati ai dati anagrafici dei candidati: impossibile quindi, anche con buste trasparenti, identificare l’autore della prova scritta.

Al di là dei tecnicismi, ora dovranno passare almeno quattro mesi (sei mesi a partire dal 18 novembre scorso) per conoscere l’esito delle indagini aperte dalla Procura. Nella delibera sul completamento del piano di assunzioni per l’anno 2013, approvata dalla giunta capitolina poco prima di Natale, si prevede infatti che “il programma di assunzione dei vincitori delle procedure selettive pubbliche bandite nell’anno 2010” sia “effettivamente attuato soltanto subordinatamente all’esito dei contenziosi in essere o che dovessero sopravvenire”.

Insomma, prima di essere assunti, migliaia di vincitori del “maxi-concorso” dovranno attendere l’esito dei ricorsi e dell’inchiesta della Procura. Dopo aver speso tempo, denaro ed energia in una “Odissea” durata quattro anni, migliaia di persone, e tra queste la maggior parte disoccupate, dovranno aspettare ancora e questa volta per “un tempo imprecisato”. Fortunatamente c’è chi non accetta lo stato di cose. I vincitori e gli idonei del “maxi-concorso”, nonché molte persone che ancora devono sostenere l’orale, hanno formato, fin dallo scorso 16 novembre, un comitato dal nome emblematico: “22 procedure per la giustizia”.

Il comitato sta lottando per garantire che i diritti di migliaia di “persone oneste” vengano rispettati e non è disposto in alcun modo ad “abbassare la guardia”.  “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, recita l’articolo 1 della nostra Costituzione e “agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso” (art.97, terzo comma).

Giorgia Lamaro -ilmegafono.org