Il disastro nucleare di Fukushima continuerà a dispiegare i suoi effetti per molto tempo ancora. È quanto traspare dalle conclusioni della recente missione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) presso il sito nucleare giapponese, colpito dal terremoto dell’11 marzo 2011. “Il Giappone ha gettato buone basi – ha affermato il capo della squadra dell’Aiea, Juan Carlos Lentijo, al termine della missione – per migliorare la sua strategia e allocare le risorse necessarie per lo smantellamento della Fukushima Daiichi in sicurezza. La situazione però rimane complessa e continuano ad esserci nuove sfide da risolvere per assicurare la stabilità a lungo termine dell’impianto”.
La missione dell’Aiea ha esaminato una grande varietà di temi legati allo smantellamento della centrale atomica, con particolare attenzione all’estrazione delle barre di combustibile dall’edificio del reattore più a rischio, il numero 4, e all’eliminazione di tonnellate di acqua radioattiva. Secondo il piano della Tepco, la società proprietaria della centrale, serviranno 40 anni per smantellare l’impianto. La prima fase di “decomissioning” della centrale è iniziata solo ora con l’estrazione delle barre di combustibile conservate nella vasca del reattore 4.
Nel frattempo, sono arrivate nei mesi scorsi le prime notizie sulla fuoriuscita di acqua radioattiva dall’impianto. Ad agosto la Tepco ha ammesso che circa 300 tonnellate di acqua contaminata al giorno finiscono nell’oceano Pacifico, nel tratto davanti alla centrale. Le pozze d’acqua altamente radioattive sono state scoperte vicino ai serbatoi di stoccaggio di liquido contaminato della Fukushima Daiichi. La radioattività misurata è a un livello molto alto che impedisce agli operai di avvicinarsi. La notizia aveva allarmato il governo nipponico oltre che quelli dei paesi vicini, come Corea del Sud e Cina.
Ora però l’Aiea sembra essere favorevole alla possibilità di riversare “in mare” l’acqua radioattiva. Nel breve rapporto pubblicato dopo la missione, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica suggerisce che l’acqua contaminata possa essere gettata in mare. “Dobbiamo considerare tutte le opzioni – si legge nel rapporto – inclusa quella di una ripresa degli scarichi controllati in mare”. Secondo diversi esperti, le circa 380.000 tonnellate di acqua radioattiva accumulatesi nei serbatoi della centrale non sono nulla rispetto all’immensità dell’oceano. Non bisogna dimenticare tuttavia che ciascuno dei mille serbatoi d’acqua di Fukushima contiene un’elevata quantità di Stronzio 90, un elemento altamente radioattivo che si può depositare nei pesci che finiscono sulle nostre tavole. La sua presenza nelle ossa umane può provocare osteosarcomi, tumori nei tessuti vicini, e leucemie.
G. L. -ilmegafono.org
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