L’anno finisce e la nostra bell’Italia continua a cadere a pezzi. La qualità e la quantità dei servizi turistici diminuiscono, la manutenzione del patrimonio storico culturale, come i centri storici o le aree archeologiche, è ancora un sogno lontano. La bancarotta dello Stato porta sempre più spesso alla vendita del patrimonio culturale. Questa triste situazione, che da anni cerchiamo di combattere nel nostro piccolo attraverso la sensibilizzazione del cittadino e la valorizzazione del patrimonio locale, è stata mostrata agli occhi della nazione da una voce ben più autorevole della nostra, quella del professore Tommaso Montanari, premiato ultimamente da Italia Nostra per il suo impegno nella difesa del patrimonio storico e artistico.
Il professore Montanari, che scrive su Il Fatto Quotidiano, Corriere Fiorentino e Corriere del Mezzogiorno, è stato insignito del “Premio Giorgio Bassani” per, come riporta Italia Nostra, “la capacità di unire un’alta preparazione scientifica nella ricerca storico-artistica col giornalismo d’inchiesta”. Vi consiglio di leggere il bel discorso del professore in questo link (spero di presentarvi al più presto un’intervista in cui il professore esprima il suo punto di vista sulla questione).
In questa cornice, il ministro Lorenzo Ornaghi ha chiesto i danni al Il Fatto quotidiano e al suddetto professore, prima di ricevere questo riconoscimento, perché il ministero sarebbe stato diffamato in un articolo dedicato alla mostra del “Rinascimento fiorentino a Pechino” (che potete leggere cliccando qui). Vi racconto questo episodio per la sua assurdità. Perché è assurdo che un ministro che conosce appena il suo ministero si permetta di querelare un esimio storico dell’arte che ha veramente a cuore il futuro dell’arte e della cultura nel proprio paese, solo per avere espresso il suo disaccordo sulla questione di portare a Pechino i capolavori del Rinascimento italiano, sottraendo al paese le sue maggiori attrazioni e sottoponendo le opere a stress e rischi inutili.
Questa situazione rappresenta lo specchio della triste situazione italiana.
Oggi non abbiamo neanche più un governo e rischiamo di ritornare indietro nel tempo, in un intollerabile déjà vu e la stagnazione di questo povero paese continua sempre più profonda e radicata nell’impossibilità di creare ricchezza, reddito, nell’impossibilità di produrre. L’Italia, Repubblica fondata sul lavoro, non produce più, si è fermata perché è una macchina che consuma più di quanto produce. Non ci sono investimenti, non si crea ricchezza, non si rischia: come si può sperare in una ragionata strategia che riesca a rilanciare la nostra unica ricchezza, i beni culturali? Come si può sperare se ogni ostacolo sembra insormontabile a chi ci rappresenta?
Non vogliamo parlare di quello che riescono a fare gli altri stati d’Europa per e con la cultura, lo sapete già. Ma vogliamo lasciarvi con la speranza che, quantomeno, la nostra Costituzione possa un giorno essere osservata veramente. Sulla scia lasciata da Benigni, eccovi l’articolo 9.
Art. 9. “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
Buone feste!
Angelo De Grande -ilmegafono.org
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