Mentre a Durban, in Sudafrica, si decidevano i destini del Pianeta, con l’accordo sul percorso che dovrebbe portare ad un nuovo patto globale sulla lotta ai cambiamenti climatici entro il 2015, nelle aule del governo italiano si discuteva della Manovra economica che dovrebbe salvarci dalla bancarotta e dall’uscita dall’Euro. Ma cosa prevede la Manovra Monti in materia di ambiente e tutela del territorio? In realtà, come sostengono anche diverse associazioni ecologiste, la manovra “dei tagli” e della crisi contiene notizie positive per l’ambiente. Il decreto prevede infatti “la necessità di reperire adeguate risorse finanziarie per la prevenzione da rischio idrogeologico, proponendo l’istituzione del Fondo nazionale per la prevenzione e la sicurezza del territorio nazionale.
Si propone inoltre un aumento “significativo” del tetto di 48 mila euro per gli interventi di consolidamento statico antisismico e di ricostruzione degli edifici colpiti da alluvioni. La Manovra lascia invariati poi gli incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici, i cosiddetti “eco-incentivi” che saranno pari al 55% fino al 31 dicembre del 2012. Rimarranno anche gli incentivi del 36% per le ristrutturazioni, nei quali sono compresi interventi di restauro e “risanamento conservativo”, nonché “opere finalizzate al conseguimento di risparmi energetici con particolare riguardo all’installazione di impianti basati sull’impiego delle fonti rinnovabili di energia”. Nella stessa Manovra ci sono infine disposizioni per il trasferimento di fondi alle Regioni per il trasporto ferroviario dei pendolari e un aumento delle tasse sulle auto di grossa cilindrata.
Secondo Legambiente e altre organizzazioni ecologiste, tuttavia, non è abbastanza. Nella Manovra mancherebbe infatti un piano lungimirante per fare dell’innovazione in materia ambientale il motore della ripresa economica. Per le associazioni ambientaliste, puntare sull’economia “verde” e sulla tutela del territorio per rilanciare la crescita e migliorare le nostre condizioni di vita è possibile. Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, è stato direttore sanitario del Servizio pubblico di Igiene e medicina del lavoro di Porto Marghera, professore a Parma nel dipartimento di studi ambientali e membro del cda dell’Enea (Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente). Negli ultimi dieci anni è stato direttore generale presso il ministero dell’Ambiente e ha ricoperto anche prestigiosi incarichi internazionali nel settore ambientale (dal 2003 al 2008 è stato vicepresidente dell’Agenzia Europea dell’Ambiente).
A Corrado Clini non mancano le competenze e la preparazione per dare una scossa all’immobilismo, tutto italiano, in materia di innovazione ambientale: se quindi la Manovra e le misure che il governo intende adottare in futuro dovranno essere un motore di sviluppo, per un paese ormai “incancrenito”, senza dubbio dovranno anche contenere una strategia ambientale a lungo termine e in linea con gli standard internazionali. Legambiente, nel corso dell’ultimo Congresso nazionale, ha proposto una serie di provvedimenti per recuperare oltre 21 miliardi di euro promuovendo la sostenibilità ambientale e disincentivando le pratiche più inquinanti. Questo potrebbe essere un buon punto di partenza.
G.L. -ilmegafono.org
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