Cecilia Bartoli, romana, 44 anni, è sicuramente il mezzosoprano in attività più famoso al mondo. Da oltre un decennio riporta in vita gemme musicali dimenticate, intagliandole con una delicatezza ed un’eleganza inedite, insieme alla fluidità dell’impeccabile tecnica che la contraddistingue. Nel 2010 la sua attenzione si focalizza sulla costruzione di un’atmosfera eterea, impalpabile e diafana che allude al titolo del suo ultimo album: “Sospiri”. Una carrellata di tredici tracce nelle quali la bellezza timbrica della vocalità viene impiegata, sia nell’esecuzione di brani di musica profana, in particolare musica d’opera, che in arie di musica sacra, spaziando da Händel a Mozart, arrivando fino alle punte di diamante del bel canto con Bellini e Rossini.
La morbidezza e finezza della linea vocale vengono mantenute in entrambe le scelte stilistiche; tanto in Cari giorni a me sereni quanto in Laudate Dominum omnes gentes, infatti, la voce della mezzosoprano regala all’ascoltatore la possibilità di un abbandono totale a sensazioni di rilassatezza e quiete, quasi come fosse un manto celestiale che scivola dentro l’anima, accarezzandola. Meravigliosa l’esecuzione di una delle arie di produzione di Giacomelli, Sposa, non mi conosci, nella quale il timbro riesce a far emergere la sua caratteristica peculiare: saper estrarre emozioni del tutto soggettive dalle note eseguite con rigore ma slegate da una dogmatica esecuzione della partitura originale, che viene rivisitata senza forzature, lasciando l’ascoltatore affascinato, spiazzato.
È elevata, in questo caso, la capacità di emozionare nel profondo, ostentando l’ineccepibile tecnica nell’emissione del suono in una delle più belle arie di produzione vivaldiana, Gelido in ogni vena, in particolar modo nell’esecuzione dei pianissimo e delle acciaccature che donano alla drammaticità dell’aria una sfumatura nuova ed inimitabile. In questa raccolta è differente la posizione della cantante a riguardo della scelta dei brani, se confrontata con “Opera proibita”, dove l’attenzione si focalizzava sulla musica bandita dai papi a Roma all’inizio del diciottesimo secolo, oppure con le arie rarissime, scritte per gli evirati, di “Sacrificium”, disco inciso due anni fa.
In “Sospiri” viene attuata una riscoperta delle arie di maggior successo, che potrebbero lasciare all’uditore un retrogusto di insoddisfazione per la consapevole eliminazione di impeto e potenza, per la costante atmosfera mite e delicata che avrebbe potuto annoiare l’ascoltatore se la scelta dei brani non fosse stata fatta con tale accuratezza e gusto, come nel caso di Casta diva, Una voce poco fa e Voi che sapete. La scelta timbrica di tale pacatezza potrebbe essere al quanto discutibile, ma è stata pensata e presa consapevolmente per portare l’ascolto verso dolci e costanti vertigini emotive. La Bartoli dona al suo ultimo disco una continuità uditiva che conduce, senza forzature, a brividi che scorrono da un brano all’altro, facendone di ognuno un gioiello unico ed inimitabile. Proprio come lei.
Federica Formica –ilmegafono.org
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