Da oggi il Giappone è ufficialmente una nazione denuclearizzata. Nel fine settimana, almeno 50 centrali atomiche verranno disattivate per decisione del governo, che ha scelto di assecondare l’opinione pubblica dopo la catastrofe di Fukushima del marzo 2011. Per mesi i vertici politici giapponesi hanno tentato di evitare questa scelta, nella speranza di far ripartire gli impianti chiusi per la manutenzione di routine, ma non sono riusciti a convincere la popolazione e le istituzioni locali della sicurezza dei reattori. Del resto non sarebbe stato facile: nei giorni successivi al disastro di Fukushima i livelli di radioattività in mare hanno superato di oltre 4.400 volte i limiti ammessi e il 21 marzo 2011 l’Organizzazione mondiale della Sanità ha dichiarato che “le radiazioni provocate dall’incidente ed entrate nella catena alimentare non solo erano più gravi di quanto immaginato inizialmente”, ma si estendevano in un raggio di oltre 30 chilometri.

Per la prima volta quindi la sicurezza della popolazione e la tutela dell’ambiente hanno avuto la meglio sugli interessi economici. Sulla scia di quanto già fatto da uno dei Paesi più industrializzati del pianeta, la Germania, anche Tokyo ha scelto la via dell’ambiente e della sicurezza. “Dobbiamo seguire una nuova strada. Vogliamo che l’elettricità del futuro sia sicura, affidabile ed economicamente sostenibile. Le forniture energetiche in Germania hanno bisogno di una nuova architettura”. Lo aveva detto lo scorso anno la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, spiegando la decisione di chiudere tutti i reattori atomici entro il 2022. E da oggi la Hokkaido Electric Power, società elettrica dell’isola nipponica a nord di Hokkaido, disattiverà l’unità numero 3 della struttura di Tomari, spegnendo l’ultimo dei reattori ancora attivi in Giappone.

Certo, la scelta del governo di Tokyo suscita qualche perplessità tra i sostenitori del nucleare sulla capacità del Paese di far fronte alle sfide energetiche del futuro. Alcuni esponenti dell’esecutivo hanno parlato di “suicidio di gruppo”, ma l’essere umano, per quanto imperfetto, può ancora riservare delle sorprese. Se, infatti, è aumentato negli ultimi mesi l’uso dei combustibili fossili, nella capitale giapponese, nell’agosto scorso, in piena afa estiva, la domanda di energia è scesa del 18% rispetto all’anno precedente e il totale dei consumi di elettricità domestica è calato del 17%. In un anno il Giappone ha installato mille megawatt di impianti solari e fotovoltaici e ha introdotto forti incentivi allo sviluppo dell’energia pulita.

“È importante che il popolo giapponese venga preservato da ulteriori rischi relativi al nucleare mentre centinaia di migliaia di persone continuano a subire gli effetti del disastro di Fukushima – ha detto Junichi Sato, Direttore esecutivo di Greenpeace Giappone commentando la svolta antinucleare del governo di Tokyo. – Un Giappone senza nucleare è un Giappone più sicuro. Per garantirsi un futuro di prosperità, il nostro Paese deve rottamare il nucleare a vantaggio delle rinnovabili”.

G. L. -ilmegafono.org