Cinque anni fa, durante i giochi Olimpici, Pechino riuscì a vedere il sole dopo lunghi mesi di cielo grigio e nuvoloso. Non si trattava di uno strano anticiclone, né di una potente folata di vento: l’aria era semplicemente diventata respirabile, perché, vista l’occasione, le autorità avevano deciso di adottare politiche ambientali più salubri per l’ambiente e la popolazione. A giudicare dalla coltre di smog e micropolveri calatasi su Shangai, capitale finanziaria della Cina, sembrerebbe necessaria ed impellente l’urgenza di applicare norme simili alle benefiche imprese di Pechino 2008.

Negli scorsi giorni è stata rilevata una presenza di polveri sottili pari a 602,25 microgrammi per metro cubo, una percentuale più che allarmante considerando che la soglia limite prevista dall’Oms è di 25 microgrammi. La conseguenza immediata di questo quadro climatico assai critico è stata la disposizione da parte del Governo della chiusura delle scuole e degli uffici; le strade, inoltre, sono molto meno trafficate data la riduzione della visibilità anche a pochi metri di distanza. Una situazione aggravata anche dall’umidità che rende l’aria stagnante e irrespirabile.

Come se non bastasse, continuano ad aumentare le percentuali di carbone ed altri combustibili fossili utilizzati come fonte energetica, i quali, come risaputo, non costituiscono di certo un toccasana per l’atmosfera. Shangai non è la sola città cinese ad affrontare i drammi dell’inquinamento atmosferico. Oltre alla già citata Pechino, anche Harbin, situata nel nord-est, ha registrato dati allarmanti con l’inizio della stagione invernale che corrisponde ad un’intensificazione dell’utilizzo di condizionatori, proibiti in questi giorni.

Scuole ed uffici chiusi, si è detto, ma il governo cinese ha pensato bene di innalzare la soglia d’allarme, portandola a 115 microgrammi rispetto ai 75 di prima, un bel passo indietro per uno Stato che sembra avere ancora troppo poco a cuore le sorti dei suoi cittadini. Nelle ultime ore è salita alle stelle la richiesta di mascherine protettive, introvabili nei negozi, mentre aumentano le richieste di farmaci per curare infezioni alla gola e alle vie respiratorie, di cui, in tutta probabilità, il freddo sembra essere solo parzialmente responsabile.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org