Paestum è un’antica città della Magna Grecia, abitata fin dall’epoca preistorica. Le mura greche che circondano il sito attuale di Paestum, dichiarato dall’Unesco patrimonio mondiale dell’Umanità, custodiscono tre grandi templi dorici, un santuario del 6° secolo a.C. e i resti della città romana con il foro e l’anfiteatro. Paestum è tra le mete turistiche della provincia di Salerno più ammirate e conosciute dai turisti italiani e stranieri. Eppure l’area archeologica dell’antica città è in una condizione di vergognoso degrado, come si può vedere da una semplice fotografia.

Come scrive Legambiente, oltre l’80% dei terreni compresi tra le mura dell’antica città achea di Paestum sono di proprietà privata e sottoposti a sfruttamento agricolo, nonché ad un gravoso impatto antropico. L’utilizzo di mezzi meccanici, l’irrigazione per le attività di agricoltura intensiva e gli allevamenti di bufale hanno “un impatto devastante” sul territorio. Un impatto evidente che ancora non è oggetto di alcuna indagine scientifica. Nell’area archeologica campeggiano sporcizia e detriti e non manca una discarica a cielo aperto di lastre di Eternit, copertoni e lavatrici a coprire la Necropoli del Gaudo (un sito in cui ci sono tracce di insediamenti umani risalenti al palelolitico).

C’è poi il rudere di uno stabilimento industriale lasciato a invecchiare dov’era il tempio di Santa Venera; ma è il “centro visite”, l’ingresso all’area archeologica ad essere “indegno” di un sito Patrimonio dell’Unesco: i bagni pubblici sono inservibili, sporchi e rotti, i rivestimenti distrutti e gli impianti elettrici senza centraline e senza fili. “Lo Stato – scrive Legambiente – non riesce ad acquisire la titolarità di tutta l’area archeologica interna alle mura per mancanza di fondi e non riesce a tutelarla perché non interviene nel merito delle attività svolte dai singoli sulla sua superficie. Questo è lo stato dell’arte”.

Legambiente allora lancia un appello a tutti i cittadini, senza limiti geografici, per la raccolta dei fondi necessari per comprare i terreni privati e promuoverne la tutela, dal costo di 50 euro. L’idea è quella di costituire un fondo comune per acquistare i terreni della città antica e valorizzare l’area archeologica. Il progetto si chiama “Paestumanità” e vi hanno aderito già in tanti. “Non possiamo più restare a guardare uno scempio che è sotto gli occhi di tutti”.

G. L. – ilmegafono.org