Quattro ragazzi, quattro musicisti che hanno scelto di tornare indietro nel tempo, concettualmente e artisticamente, per una propria ricerca creativa e per dare spazio al proprio talento. Quattro ragazzi chiusi per due mesi dentro un’asilo anni ‘30, mesi durante i quali hanno lavorato a una vera e propria opera rock, un concept album, anzi due Ep. Loro sono gli Stain, band pugliese che, dopo “Kindergarten”, secondo Ep della loro carriera, pubblicato nel 2021, escono oggi, 17 febbraio, con “Kindergarten Part II”, che ne è la continuazione. Il nuovo Ep degli Stain, distribuito da ADA Music/Warner Music, è dunque un album strettamente connesso all’esperienza artistica vissuta da questi bravi musicisti, che si sono immersi dentro la loro musica, respirando l’atmosfera e le sensazioni offerte dal luogo nel quale questa produzione ha preso vita.

Un viaggio nel loro passato che, se nel primo capitolo di “Kindergarten”, esaltava l’aspetto creativo e di lavoro, in questa seconda parte mostra una maggiore fragilità, incastonata nel desiderio più intimo e profondo di evasione e libertà. Come dei pittori visionari, gli Stein sembrano voler fuggire da ciò che hanno creato, squarciando e distruggendo la tela meravigliosa che sono riusciti a creare nel loro ricercato momento di ispirazione. Ed in effetti, la loro opera musicale è composta da tanti bellissimi ed eterogenei tocchi di colore sonoro, con una qualità che ipnotizza e incanta.

Il sound è un alternative rock potente, robusto, che spazia in un arcobaleno di sfumature che vanno dal prog/math al post rock, con inflessioni elettroniche e new wave. Una bellissima cornice sonora, per sei tracce che si fatica a classificare per bellezza, in quanto ciascuna di esse racconta qualcosa, non solo in termini di contenuti e di atmosfere ma anche in termini di arrangiamenti. Gli Stain (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata di “The Independence Play”, la nostra trasmissione radiofonica) hanno dato vita a un bellissimo capitolo di questo loro viaggio nel tempo, di questo loro ritorno a una dimensione di purezza dalla quale però poi fuggono con la maturità delle loro composizioni. Quando si finisce di ascoltare “Kindergarten Part II”, l’unica cosa che non piace è che le tracce siano solo sei. Perché rimane la voglia di ascoltarne ancora. Per fortuna, si può sempre ricominciare daccapo.

Redazione -ilmegafono.org

La copertina dell’album “Kindergarten Part II”