Negli scorsi giorni si è svolto un acceso incontro a Siracusa sull’accelerazione dell’iter burocratico che dovrebbe istituire il “Parco degli Iblei” (tra Ragusa, Siracusa e Catania) e la “Riserva di Capo Murro di Porco e Penisola Maddalena”. La legge nazionale che prevede l’istituzione del Parco degli Iblei risale al 2007 e da oltre un anno tutto è fermo al ministero della Transizione Ecologica. Il piano paesaggistico per la riserva terrestre di Capo Murro di Porco e Penisola Maddalena è stato presentato, invece, nel 2015 e bloccato chissà dove nei meandri della Regione Sicilia. Ma in fondo sappiamo di non essere esattamente la regione con la burocrazia più svelta. L’istituzione del parco protetto serve a garantire la tutela e la salvaguardia delle importantissime zone naturali dell’altopiano che, anno dopo anno, tra caldo “record” e mani mosse da interessi speculativi, vediamo bruciare inerme sotto i nostri occhi.

Mentre la Riserva di Capo Murro di Porco e Penisola Maddalena, dove sorge la spiaggia della Pillirina (ne abbiamo parlato qui), servirebbe ad annientare una volta per tutte il progetto di cementificazione di una zona che vanta una biodiversità faunistica e floreale unica nel suo genere. L’incontro si è svolto presso la ProLoco di Siracusa in Piazza Santa Lucia, con la presenza di rappresentanti politici ed esperti. Tra presentazioni, statistiche, casi studio e testimonianze, tutti concordano sul fatto che sia il Parco degli Iblei che la Riserva della Maddalena (una volta istituiti) porterebbero enormi benefici al territorio, non solo a livello naturale e paesaggistico ma anche a livello economico, grazie all’ecoturismo che attirerebbero. Piani di tutela anche per quelle aziende che, tra coltivazioni e allevamenti, di quelle terre ci vivono.

Tutto molto bello all’apparenza, se non fosse per due grandi ostacoli: Lindo s.r.l. ed Elemata Maddalena. La prima infatti sarebbe la responsabile della progettazione del grande impianto fotovoltaico che dovrebbe sorgere nei pressi di contrada Cavadonna, in un “fazzoletto” di terra interessato dal perimetro del Parco protetto, con il benestare della Regione. La seconda è quella che vorrebbe costruire il mega-villaggio di lusso nella zona della Pillirina (Penisola Maddalena), distruggendo un importantissimo pezzo di storia (le casermette della Batteria Emanuele Russo risalenti alla II Guerra Mondiale), oltre ad altre testimonianze e a numerose specie di piante mediterranee che crescono solo in particolari condizioni. Inutile dire quanto sia ridicolo parlare di progetto “green”, quando lo si vuol fare distruggendo ettari di patrimonio naturalistico, o quanto continui ad essere assurda la richiesta di costruire un resort di lusso a ridosso di un’area marina protetta.

Superfluo sottolineare come turismo di massa incontrollato e speculazione capitalistica siano tra le maggiori cause del degrado ambientale che ci sta (non troppo) lentamente trascinando verso il baratro. Superfluo dire come la tutela delle aree naturali e l’istituzione di parchi nazionali e riserve siano la soluzione migliore sia per l’economia che per l’ambiente. Superfluo dire come le soluzioni più ovvie ed etiche siano sempre quelle che incontrano gli ostacoli maggiori, al centro di un’eterna lotta tra fazioni fatta di sterili polemiche. Superfluo ribadire l’ipocrisia di società come la Elemata che, in un articolo pubblicato anni fa nel suo blog, smentiva l’accusa che il villaggio potesse vietare l’accesso al mare (cosa totalmente illegale in un’area marina protetta), mentre nei giorni scorsi (dunque senza nemmeno il villaggio in essere) alcuni cittadini che volevano recarsi nella zona Pillirina hanno raccontato di esser stati bloccati da alcune guardie giurate, predisposte dalla società, con la scusa di preservare la sicurezza delle persone dal rischio idrogeologico.

Ancora più superfluo evidenziare l’ipocrisia della Lega che, tramite il suo nuovo acquisto Giovanni Cafeo (ex democristiano, ex Pd, ora folgorato da Salvini), dichiara che il Parco protetto rallenti l’economia e faccia scappare gli investitori. Una enorme balla, un conato di ignoranza che dimentica che l’Italia è piena di parchi naturali protetti che sono diventati colonne portanti dell’economia delle regioni che li ospitano. Tenendo conto che aspettiamo il Parco da 14 anni e la Riserva terrestre da circa 6, il fatto che si sia tenuta questa riunione preventiva in vista del confronto tecnico che sfocerà (si spera) nella conferenza Stato-Regione per l’istituzione del Parco degli Iblei, è segno che qualcosa si muove. Lo speriamo davvero e speriamo si muova nella giusta direzione.

Sarah Campisi -ilmegafono.org