In settimana, a Terranuova Bracciolini, in provincia di Arezzo, si è tenuto l’incontro pubblico “Illegalità a casa nostra. Contro o complici. Cosa fare?”. Il convegno è stato promosso dai sindacati Cgil, Cisl e Uil, per accentuare l’attenzione su un territorio, quello del Valdarno, la cui importanza e strategicità per le associazioni criminali è spesso sottovalutata. “Contro o complici” è un chiaro riferimento alle parole di Mattarella in occasione della commemorazione della strage di Capaci. Quando si parla di criminalità non esistono terze vie, quando si sceglie l’indifferenza allora si decide di essere complici di questo male che da sempre mette a rischio la tenuta del nostro Paese.

Il confronto ha visto molti interventi, tutti concordanti sul fatto che la crisi economica renda fertile il terreno per l’infiltrazione mafiosa soprattutto nelle aziende del territorio. Ciò deve essere un sollecito per le istituzioni a non abbassare la guardia. Un chiaro esempio di questa tendenza si è avuto lo scorso aprile con l’Operazione “Keu”, che ha riguardato una serie di controlli nel settore conciario toscano, tra i più attivi a livello europeo. L’inchiesta ha portato a numerosi arresti e a sequestri per un valore di circa 20 milioni di euro. Le accuse emerse da tre anni di indagini riguardano lo smaltimento dei rifiuti. I fanghi della depurazione degli scarichi delle concerie venivano infatti ridotti in ceneri con altissime concentrazioni di inquinanti.

Queste ultime, pur non essendo riutilizzabili a norma di legge, venivano inviate ad un impianto di produzione di materiali riciclati dove venivano classificate come materia prima per l’edilizia ed utilizzate per modellamenti morfologici o miglioramenti fondiari. Inutile sottolineare il rischio enorme per la contaminazione del suolo e delle falde. A sostegno di ciò sono arrivate le analisi del sottosuolo un paio di settimane fa, che hanno rilevato una presenza che supera dalle 50 alle 100 volte il limite di legge di numerosi metalli pesanti, come quelli utilizzati tipicamente per la concia, quali il cromo, l’arsenico o il nichel. L’inchiesta ha evidenziato inoltre il ruolo cruciale della ‘ndrangheta, nello specifico del clan Grande Aracri, nella gestione di questi rifiuti e nella loro trasformazione. Questo non è però l’unico business diffuso in Toscana, dove le cosche hanno numerosi giri d’affari legati a traffico di droga, prostituzione e gioco d’azzardo, oltre che nel settore economico-finanziario. 

I tanti interventi succedutisi nel corso dell’incontro hanno raccontato i pericoli che oggi corre il Valdarno. Il dibattito si è acceso sulle modalità con cui si insediano le mafie all’interno del tessuto sociale o di quello economico del territorio. In ogni caso tutti sono stati concordi nella proposta di aprire un tavolo permanente con tutti i sindaci del Valdarno, le associazioni e i sindacati, in maniera tale da avere un continuo confronto che permetta di tenere alta l’attenzione sul problema e di fare fronte comune contro la criminalità organizzata. Una proposta che ha già visto il parere favorevole dei sindaci presenti alla manifestazione e per la quale si lavorerà nelle prossime settimane sperando che il tutto non si risolva con un nulla di fatto. È fondamentale che le istituzioni facciano fronte comune, aldilà delle divisioni politiche, per tutelare la bellezza e la legalità di questa terra.

Vincenzo Verde -ilmegafono.org