Non più “solo” panini o cibo confezionato. Un foodtruck dotato di fornelli, forno e bollitori seguirà le già note Unità di strada di Progetto Arca per le vie notturne di Milano, in particolare durante i mesi più freddi, consegnando (per ora) 120 pasti caldi cucinati al momento, ogni sera per 5 giorni alla settimana, È la Cucina Mobile di Fondazione Progetto Arca, servizio attivato dalla onlus milanese la scorsa settimana per una assistenza ancora più accurata delle persone che vivono in strada, con proposte alimentari diversificate per un apporto nutrizionale sano e adeguato in termini di quantità e qualità.

L’idea nasce dall’esperienza maturata sul campo da operatori e volontari durante questo anno di emergenza sanitaria, sociale e alimentare che ha imposto una chiusura forzata di numerosi servizi a sostegno delle persone fragili senza dimora. A questo si aggiunge la necessità di fornire un apporto nutrizionale equilibrato a chi non ha i mezzi per accedere o per prepararsi un pasto caldo e completo. “Un piatto caldo donato come gesto di cura e attenzione è il modo più diretto, sincero e accogliente per entrare in contatto con una persona, per dirle che si può fidare di te e per cominciare a instaurare un dialogo”, racconta Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca. “La base di tutte le nostre attività e servizi è la vicinanza e il sostegno concreto in risposta a un bisogno primario, proprio come è il cibo: un diritto fondamentale di ogni essere umano, con un importante valore di relazione. Un pasto caldo, sano e buono è il primo passo verso una presa in carico più strutturata della persona fragile, avviandola poi a un recupero della sua vita”.

Insieme al pasto caldo, i volontari consegneranno a chi incontreranno in strada anche un sacchetto contenente cibi confezionati per gli altri due pasti (colazione e pranzo) della giornata successiva. Ma non si tratta solo di assistenza ai bisogni immediati. Il servizio garantisce anche dei momenti di dialogo con operatori qualificati, necessari a orientare le persone in difficoltà e senza riparo ai servizi assistenziali e sanitari sul territorio. La relazione di fiducia che ne deriva sarà la base per un auspicato percorso di accoglienza e reinserimento sociale. “Quel piatto rappresenta anche un’occasione per poter scambiare due parole, informare dei servizi offerti e cercare di convincere queste persone ad utilizzare le strutture che, come ogni anno, a breve verranno attivate per il Piano freddo”, ha commentato l’assessore alle Politiche sociali e abitative del Comune di Milano, Gabriele Rabaiotti.

Il nuovo servizio di Cucina Mobile di Progetto Arca gode del supporto di Banco Alimentare della Lombardia, di Fondazione Banca del Monte di Lombardia e dell’Unione Buddhista Italiana, con Stefano Bettera a precisare come si tratti di “un modo di portare testimonianza, di riconoscere un bisogno di dignità troppo spesso dimenticata”. In prima linea anche nel servizio di Cucina Mobile c’è, tra gli altri, il volontario Luca. La sua è una storia particolare: ristoratore per fiere e congressi, ha visto il suo lavoro interrompersi bruscamente durante il primo lockdown. A seguito dell’emergenza ha deciso (così come tanti altri volontari) di mobilitarsi ed entrare attivamente a far parte della famiglia della Fondazione. Ogni giovedì si occupa di preparare i panini per l’Unità di strada e, nel pomeriggio, di consegnare i pacchi viveri a casa delle famiglie in difficoltà di Milano.

“In questi mesi ho visto tante realtà che non conoscevo, situazioni di degrado che non mi aspettavo di trovare in una città come Milano: ci sono tantissime persone che hanno bisogno di aiuto, che aspettano il momento della consegna del pacco perché è proprio solo grazie a quel cibo che possono mangiare e sfamare la propria famiglia”, racconta Luca. Solo nell’ultimo anno, oltre 10.500 persone hanno ricevuto aiuto da Progetto Arca, che ha servito più di 1 milione e 600 mila pasti, offerto 505.000 notti di accoglienza e 4.600 visite mediche. “La mia giornata tipo? Alle 9 arrivo nella cucina di Progetto Arca, prendo la consegna dei miei compiti e inizio a confezionare i panini. Di solito riesco a prepararne 120 in una mattina, li taglio, li farcisco e li metto nei cartoni, in modo che siano pronti per essere consegnati”. “Quel che mi porto a casa è soprattutto lo scambio umano: i sorrisi di gratitudine da dietro le mascherine, le due chiacchiere nei cortili o sui pianerottoli con le famiglie a cui ogni settimana ho portato i pacchi alimentari e che poco alla volta mi hanno aperto la porta della loro vita. Anche quando riprenderò a lavorare, continuerò a dare una mano”.

Filippo Nardozza (Sonda.life) -ilmegafono.org