Fare musica di qualità significa molto spesso sperimentare, lanciarsi in percorsi musicali che più somigliano alla propria essenza interiore, a quello che ci si muove dentro. Andrea Pellicone è un artista inquieto e sensibile, musicista poliedrico e cantautore che, dopo la sua esperienza in band, qualche tempo fa ha deciso di lanciarsi in una avventura da solista, con il suo progetto personale chiamato Van Gogh Project. Dopo un buon esordio, poche settimane fa è uscito il suo secondo album, intitolato “Something you should know”, pubblicato con l’etichetta New Model Label e distribuito sugli store digitali da Dogma/METATRON.

Un album composto da dieci tracce, tutte dalla durata abbastanza lunga e quasi tutte in lingua inglese, eccetto un paio strumentali e altre due che sono le versioni italiane di due canzoni del disco. Insomma, già da questo si comprende come quello di Andrea Pellicone (che abbiamo avuto ospite nell’ultima puntata di “The Independence Play”, la nostra trasmissione radio) è un lavoro vasto ed eterogeneo, che ha uno scopo preciso: raccontare e ricordare in musica la tragedia del crollo del ponte Morandi, avvenuto a Genova il 14 agosto 2018, nella quale morirono 43 persone.

Quello di Pellicone è, dunque, un concept album, che parte con una traccia emozionante, dal titolo eloquente, My sea is screaming. Il brano è scandito da una intro di sirene delle navi e delle imbarcazioni del porto di Genova e di campane, alla quale si aggiunge pian piano un sound rock struggente, per poi chiudersi con la voce drammatica di un testimone del crollo. Ogni canzone di questo disco affronta il tema da diversi punti di vista, seguendo una linea melodica che è definibile come progressive rock e che mischia elementi sonori vari, sconfinando spesso anche in territori differenti.

La sperimentazione è la parola chiave di un album che comprende rivisitazioni di opere (come l’Ave Maria di Schubert) e riletture sonore di classici della poesia (come l’Infinito di Leopardi, introdotta da una versione distorta e molto rock dell’incipit di Fratelli d’Italia). Insomma, “Something you should know” è un disco intricato e intrigante, del quale Andrea Pellicone ha curato ogni dettaglio, ogni arrangiamento, suonando da solo tutti gli strumenti utilizzati per eseguire i brani. Un disco veramente da solista, il frutto di una suggestione, di una profonda sensibilità che aveva bisogno di trovare spazio, affrontando la tragedia con il potere catartico della musica. Un lavoro ben riuscito. Un concept album da ascoltare, per poter apprezzare le doti musicali di questo artista e anche per non perdere la memoria, in un Paese che troppo spesso dimentica.

Redazione -ilmegafono.org

La copertina dell’album “Something you should know”