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La caleidoscopica e rigenerante oasi musicale di RosGos

Punteggio 93%

RosGos è uno di quei musicisti dai quali zampillano emozioni. Lo si capisce fin da subito, dal primo ascolto, non appena le vibrazioni prodotte dalla riproduzione dei suoi brani raggiungono i timpani. La musica che ci propone è la ricerca di qualcosa di intenso, la rappresentazione musicale dell’animo articolato e sensibile di un artista che racconta sé stesso lungo accordi e riff.

Lo fa tramite la sua nuova produzione discografica, intitolata “Lost in the desert”, che si struttura con ben undici tracce attraverso le quali RosGos mostra di essere un artista multiforme e lontano dagli stereotipi compositivi che si ascoltano sulle frequenze radio con più sintonizzazioni. La musica che si trova dentro questo album è qualcosa che siamo sicuri di aver già sentito, ma che tuttavia si presenta in maniera nuova e positivamente insolita, sotto una nuova luce che palesa non solo valore artistico ma anche una certa originalità a livello compositivo.

Collocare “Lost in the desert” all’interno di uno specifico genere musicale è alquanto arduo: ascoltiamo una traccia e pensiamo che la colonna portante sia un rock cantautorale, ne ascoltiamo un’altra e notiamo forti richiami alternative se non addirittura noise. Sono presenti venature elettroniche e andamenti folk, accompagnati da una voce sicura di sé, che sa esattamente in quale modo raccontare le numerose emozioni che vengono fuori dal proprio io.

Le linee melodiche e le basi armoniche costruite da RosGos (che abbiamo avuto ospite nell’ultima puntata della nostra trasmissione radio, “The Independence Play”) si intrecciano tra di loro, poi si distanziano improvvisamente per infine ricongiungersi in una nuova forma. Continuando ciclicamente in questo costante mutamento generano un’atmosfera intensa, capace di appagare un ascoltatore curioso e voglioso di addentrarsi in sperimentazioni, impaziente di ascoltare qualcosa di profondo o semplicemente inatteso.

Se il titolo “Lost in the desert” allude al mondo spesso arido in cui ci troviamo, il suo contenuto è quell’oasi in cui rigenerarsi e rifocillarsi di musica che, indipendentemente dai gusti musicali di ognuno, ha quantomeno il merito di essere ragionata, originale e di perseguire come unico obiettivo quello di raccontare un’emozione.

Manuele Foti -ilmegafono.org

 

La copertina dell’album “Lost in the desert”

Pillola

93%

In breve Collocare “Lost in the desert” all’interno di uno specifico genere musicale è alquanto arduo: ascoltiamo una traccia e pensiamo che la colonna portante sia un rock cantautorale, ne ascoltiamo un’altra e notiamo forti richiami alternative se non addirittura noise. Sono presenti venature elettroniche e andamenti folk, accompagnati da una voce sicura di sé, che sa esattamente in quale modo raccontare le numerose emozioni.

Contenuti
92%
Melodie e arrangiamenti
96%
Sperimentazioni
93%

Autore

Manuele Foti

Laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni, diplomato in pianoforte presso il Conservatorio "F.Cilea" di Reggio Calabria, ho studiato chitarra elettrica per molti anni e sono un aspirante compositore. Mi piace etichettarmi musicalmente come un punto di convergenza tra sacro e profano, alla continua ricerca di nuove espressioni sonore all'interno di qualsiasi genere musicale. Redattore al servizio della musica (e non solo) dalla provincia di Reggio Calabria, "a caccia" di talenti emergenti della scena italiana e internazionale.

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