La scorsa settimana, nell’ambito di due azioni di polizia condotte in Sicilia, sono scattate le manette per oltre 50 persone con l’accusa, tra le altre, di associazione a delinquere. È un doppio, durissimo colpo che gli inquirenti sono riusciti ad infliggere alle cosche siciliane attraverso le operazioni “Kerkent” (ad Agrigento) e “Scrigno” (a Trapani). A Trapani sono stati 25 gli arresti, con le accuse di voto di scambio, estorsione e danneggiamento con l’aggravante del metodo mafioso. Tra i molti arrestati anche alcuni soggetti sospettati di essere ai vertici del sistema mafioso trapanese.

Al vaglio degli inquirenti quello che sembrerebbe essere un vero e proprio sistema di compravendita che avrebbe coinvolto alcuni tra gli esponenti politici locali. Un sistema che sarebbe stato messo su in occasione delle elezioni amministrative del 2017. Tra gli arrestati due figure di spicco della politica trapanese: un ex deputato regionale  e un’ex assessore comunale. Nell’ambito dell’operazione è stato messo sotto sigilli anche un hotel di Favignana, sul quale pare che avesse messo gli occhi un gruppo di imprenditori, che per gli inquirenti sarebbe collegato alle cosche coinvolte.

Ad Agrigento, invece, l’operazione Kerkent ha messo in manette 32 persone. Le accuse in questo caso vanno dal sequestro di persona al danneggiamento aggravato. Da questa inchiesta, se venissero confermate le modalità emerse negli ultimi giorni, si evince un ritorno al passato per la mafia agrigentina, storicamente nota per la sua efferatezza, oltre che per i profondi legami con la gestione del narcotraffico siciliano e non solo. Non ha nascosto la propria soddisfazione Antonio Amoroso, comandate della Direzione Investigativa Antimafia di Palermo, che ha condotto l’operazione.

Amoroso ha espresso, senza mezzi termini, la sua opinione sui personaggi coinvolti, capaci a suo avviso di “ogni nefandezza, arrivando a coinvolgere anche i bambini”. Uno scenario che, se fosse confermato, sarebbe davvero spaventoso, un campanello d’allarme difficile da ignorare in un territorio che ha visto versare troppo sangue innocente.

Insomma, ad Agrigento e Trapani le forze di polizia hanno riportato un’importante e innegabile vittoria con queste due operazioni alle quali faranno poi seguito dei processi ricostruiranno precisamente i fatti, facendo giustizia. Nonostante ciò, il pericolo di un ritorno al terrore, specialmente ad Agrigento, non va sottovalutato. La speranza resta quella che certi fatti di cronaca appartengano esclusivamente al passato e che non si scateni una nuova sanguinosa guerra di mafia.

Vincenzo Verde -ilmegafono.org