In campagna elettorale, si sa, si fa presto a fare promesse, a creare uno slogan un po’ d’effetto in grado di attrarre le aspettative degli elettori disorientati e delusi dalle amministrazioni precedenti. E spesso funziona, come nel caso delle ultime regionali in Sicilia, dove gli elettori hanno scelto di mettere la loro X sul nome dell’attuale governatore dell’isola, Nello Musumeci. Lo slogan-promessa,“la Sicilia diventerà bellissima”, aveva sedotto una parte dei siciliani. A consultazioni concluse però, come sempre, tutto cambia. Perché poi bisogna fare i conti con i problemi. Uno dei più grandi che la nuova amministrazione Musumeci si è trovata ad affrontare è quello della gestione dei rifiuti.

Per tale ragione, la giunta ha approvato, lo scorso giugno, la “riforma degli ambiti territoriali ottimali e nuove disposizioni per la gestione integrata dei rifiuti”, un disegno di legge che si propone di riformare la gestione del settore sulla base del principio di autosufficienza dei nove ambiti territoriali. In forza di tale decreto, dunque, tutto il ciclo integrato di gestione dei rifiuti dovrà avvenire a livello provinciale. Questo testo legislativo “getta le basi-  secondo il deputato regionale Marianna Caronia – per una migliore gestione del rifiuto; si innesca finalmente quel circuito virtuoso che può trasformare i rifiuti da un problema in una risorsa per le nostre comunità”.

Circuito virtuoso, migliore gestione dei rifiuti, incentivazione della raccolta differenziata: sembrerebbero queste le parole chiave con cui la Sicilia intende uscire dal mare di immondizia che rischia di sommergerla. Tutte ottime idee, qualora fossero supportate da fatti. Nei fatti invece, purtroppo, la Sicilia continua a scontrarsi con le vecchie logiche e le solite minacce ambientali, come l’apertura di una nuova mega discarica, la più grande della regione. Il progetto, proposto lo scorso agosto da Oikos, che già gestisce la contestata discarica di Motta Sant’Anastasia, concerne la realizzazione di una mega vasca idonea ad ospitare 2 milioni e 800 mila metri cubi di rifiuti e la possibilità di gestire giornalmente 300 metri cubi di percolato.

La “fortunata” località designata per accogliere la mega discarica in questione è Centuripe, un piccolo comune in provincia di Enna di grandissimo pregio e interesse archeologico e ad economia prevalentemente agricola (ne parliamo oggi sulla nostra pagina Cultura e Territorio). I proprietari della Oikos hanno acquistato qualche centinaio di ettari di terreno agricolo, in attesa di ottenere la necessaria variante al Piano Regolatore per poter realizzare il loro progetto. Una variante che, di fatto, darebbe il via libera a trattare più di mille tonnellate di rifiuti al giorno a ridosso di aranceti e di tantissime altre coltivazioni e che, inevitabilmente, deturperebbe paesaggisticamente una zona che, già da anni, la sovrintendenza avrebbe dovuto sottoporre a vincolo.

Come denunciato da associazioni e studiosi, infatti, la Soprintendenza avrebbe dovuto sottoporre a vincolo la zona già in passato, purtroppo invece questo non è avvenuto e oggi si rischia di comprometterla, trasformandola in una grande discarica regionale. Oltre alle opposizioni più prettamente paesaggistiche ed ambientali, è impossibile non notare come un simile impianto non rispetti nessuna delle previsioni della suddetta riforma dei rifiuti in Sicilia. “Le dimensioni dell’impianto proposto – ha spiegato a Meridionews il professor Aurelio Angelini, consulente di Musumeci in materia di rifiuti – non sono coerenti con ciò che il governo regionale ha in mente. Parlando di Enna, per esempio, in estate ha aperto l’impianto di Cozzo Vuturo che ampiamente soddisfa le necessità della provincia”.

Un progetto, quello della Oikos, dunque inopportuno sotto molteplici, se non tutti, i punti di vista. Eppure, mentre negli uffici regionali si nega di saperne qualcosa, dagli uffici del Comune di Centuripe ancora non è arrivato un no inequivocabile alla sua realizzazione. Al contrario, la linea del sindaco, Elio Galvagno, è di apertura, è possibilista, facendo leva sulla solita triste logica delle opportunità occupazionali. Che evidentemente il sindaco individua più facilmente in progetti ad impatto devastante sul territorio, che ad esempio nella promozione di un circuito turistico che punti sulla ricchezza culturale e naturale, oppure sul sostegno all’agricoltura di eccellenza.

Ad avere le idee certamente più chiare del sindaco di Centuripe (non abboccando al solito ricatto occupazionale) sono i 1500 che, lo scorso 18 novembre, hanno manifestato il proprio dissenso alla realizzazione dell’impianto chiedendo a gran voce che il territorio venga tutelato. Assente il sindaco, che ha preferito, esponendosi a non poche critiche, affidare il proprio punto di vista ad un post sui social con il quale ha annunciato l‘intenzione di indire un referendum che consenta ai cittadini di Centuripe di esprimere i propri convincimenti.

L’emergenza rifiuti, intanto, in Sicilia non accenna a concludersi: proprio nelle ultime settimane le vie cittadine di Messina, per fare solo un esempio, sono state letteralmente invase dall’immondizia con inevitabili disagi, ma, ormai da anni si sa che è diventata obsoleta la gestione dei rifiuti tramite discarica. L’unica vera soluzione allo stato dei fatti è l’adozione di strategie “rifiuti zero” che richiedono, prima di tutto, una seria rieducazione dei cittadini. Il territorio, l’ambiente, i siti archeologici sono beni nostri ed ognuno dovrebbe tutelarli con le proprie azioni e con le proprie scelte, partendo da quelle fatte in cabina elettorale.

La speranza è che il Comune di Centuripe non faccia scherzi e che la Regione azioni tutte le leve a propria disposizione per fermare questo scempio. Perché la Sicilia non potrà mai diventare bellissima, se perderà una delle sue aree più pregiate e ricche di cultura, storia e risorse naturali.

Anna Serrapelle-ilmegafono.org