Dopo il successo della mostra milanese e di quella ragusana, The Dance of the Living Stones arriva nella città del barocco siciliano, Noto, per una suggestiva mostra che si terrà presso il Museo civico, ex monastero di Santa Chiara, e durerà dal 6 ottobre al 2 novembre. Come ricorderete, il progetto è stato realizzato tramite crowdfunding nel 2016 e ha riscosso un certo successo venendo insignito del primo premio al concorso “EneganArt 2017”. Ma cos’è The Dance of the Living Stones?

Un gruppo indipendente di giovani artisti italiani, una band di indie-rock siciliana (Mashrooms) e un piccolo, coraggioso paese sempre in prima linea per non farsi dimenticare: tre forze che si sono unite dando vita a questo eclettico e variopinto progetto artistico, portando danza e musica in una delle più grandi opere di land-art al mondo allo scopo di raccontare in modo creativo l’immagine del territorio siciliano e un pezzo di storia italiana. Ne è nato un videoclip di teatro-danza girato al Grande Cretto di Burri, opera che sorge sulle ceneri di quello che era il paese di Gibellina prima che nel 1968 il terremoto del Belice distruggesse tutto.

Più che di un videoclip si tratta di una vera e propria opera d’arte totale (Gesamtkunstwerk) che sposa musica, danza, teatro, scultura e land art. Luogo simbolo di un evento drammatico, in questo progetto il Cretto si afferma come emblema di un’eterna rinascita e di liberazione da un passato di sofferenza: da monumento statico, l’opera di Burri si rivela infine teatro dinamico. La metamorfosi dei corpi danzanti e il parallelismo tra micro e macrocosmo rappresentano il fulcro di questo lavoro che si propone di valorizzare un’opera troppo poco conosciuta, approfittando del centenario della nascita del suo autore e del completamento e restauro dell’opera stessa.

Ricoperti di argilla crettata, i performers emergono dal Grande Cretto raccontando con la danza il dialogo tra il nuovo (la parte dell’opera più recente, ancora bianca, “fresca”) e il vecchio (la parte più antica, grigia oggi restaurata), in un turbinio di movimenti spezzati e contrastanti che giungono infine all’armonia. La coreografia, curata dal duo MÓSS, mira a raccontare un giorno di magia in un “teatro” silenzioso, lontano da tutto e da tutti. The Dance of the Living Stones rianima, anche solo per pochi attimi, questo freddo sudario, per ridargli vita e per celebrare la conclusione di quest’opera di cristallizzazione dello spazio iniziata più di trent’anni fa.

Le riprese del videoclip si sono concluse con uno spettacolo dal vivo creato per omaggiare la comunità di Gibellina Nuova. Per la prima volta, dal 7 agosto 2016, giorno dell’evento, verrà presentato in questa occasione a Noto il video della performance live. Il videoclip e il video della performance si impongono oggi come documento storico di una fase effimera dell’opera di Burri, un momento di passaggio: tra la conclusione dell’opera di land art e il suo restauro.
Tutto ha oggi assunto un colore omogeneo, bianco, nuovo.

Oltre al video della performance live, che verrà presentato con il contributo musicale del maestro Giovanni Fiderio, troverete in questa mostra le cianotipie degli scatti realizzati da Pietro Alfano e Lara di Leo durante la settimana di riprese a Gibellina Vecchia (Grande Cretto di Burri) e il videoclip della canzone Babosa dei Mashrooms (guardalo qui), realizzato con l’importante contributo del direttore della fotografia Andrea Marchese (Nuova Trinacria Cinematografica). La mostra, a cura di Angelo De Grande, è realizzata dalla galleria Sudestasi Contemporanea in collaborazione con la galleria Beniamin Art.

Redazione -ilmegafono.org

Una cianotipia di Pietro Alfano