Eccoci tornati dopo l’estate, sperando che sia stata rilassante per tutti voi e che abbiate una voglia matta di conoscere nuove località da esplorare. Quest’oggi vorrei parlarvi dell’impresa compiuta da un uomo il secolo scorso. Siamo in Umbria, nel 1958, la guerra è ormai finita da qualche anno e Tommaso Buzzi, noto architetto e designer, inizia a realizzare un’opera faraonica in un antico convento, con annesso terreno in provincia di Terni, che aveva acquistato subito dopo la guerra dai marchesi Misciattelli di Orvieto.

Questo luogo si chiamava e si chiama tutt’oggi la Scarzuola. Il termine si deve a una leggenda che lega il sito alla vita di San Francesco. Qui Buzzi, accanto alle antiche costruzioni francescane, costruì una piccola città ideale che trae la sua ispirazione dall’architettura manierista del XVI secolo e dalle simbologie della tradizione alchemica e massonica, pescando in decine di altri mondi e riferimenti stilistici, tra cui il sacro bosco di Bomarzo e le incisioni di Escher.

Su una pianta spiraliforme si innalza una città vuota che si trasforma in percorso iniziatico verso l’acropoli e la consapevolezza dell’Io. Quando vedrete la Scarzuola penserete che è l’opera di un folle. E probabilmente lo era. Buzzi aveva assunto tutti gli abitanti della zona, circa quaranta, che realizzavano i suoi disegni a distanza. Egli infatti era impegnato nel restauro delle ambasciate italiane in Medio Oriente e spediva i suoi progetti in Italia. Una volta finite, le architetture venivano distrutte su ordine del suo stesso progettista.

Buzzi forse voleva realizzare un’utopia, un rudere in cui fosse racchiuso, come in uno scrigno, l’idea dell’architettura ideale italiana. Tra teatri, molti, e tantissimi “non luoghi”, templi senza funzione, questo luogo sembra un inno effimero alla cultura. Sull’acropoli troverete riproduzioni in scala ridotta del Colosseo, del Partenone, del tempio di Vesta, un arco di trionfo, la torre di Babele, ma anche un enorme busto di donna in cemento, la Grande Madre. Il tutto costruito in tufo, un materiale che tende a sgretolarsi molto rapidamente se non sottoposto a manutenzione.

«Il tempo, cioè la mia vita – scriveva Buzzi – s’è fatto pietra, costruzione, e le costruzioni si disperderanno nel Tempo». Anche un percorso sotterraneo si snoda sotto le architetture come un sistema circolatorio sommerso che complica quest’incredibile opera d’arte. Un’opera faraonica, completata alla morte di Buzzi dal pronipote Marco Solari. Nessuno dei suoi colleghi, amici e familiari milanesi era a conoscenza del progetto che venne alla luce solo dopo la sua morte. Nessuno dei suoi familiari volle questa folle eredità, tranne Marco Solari che iniziò a prendersene cura restaurando e rendendo fruibile questo luogo magico e poco conosciuto.

E ci sarebbe ancora tanto da dire sulla Scarzuola e su Buzzi, il suo creatore, che riuscì a portare un sogno alla luce del sole. Intanto, però, impariamo a conoscerla.

Angelo De Grande -ilmegafono.org