Chi ci legge da tempo sa bene che con i Cinque Stelle (e non solo) su queste pagine polemizziamo spesso, perché ci troviamo in disaccordo con la linea politica e perché siamo lontanissimi su molti temi che per noi sono sacrosanti e non negoziabili. Ma l’indipendenza e la libertà di pensiero che ci guidano da 12 anni, ci consentono di giudicare ridicolo questo attacco sferrato nei loro confronti dagli altri partiti e da una parte dell’opinione pubblica per la vicenda dei rimborsi. Si è arrivati a tirare in ballo perfino Craxi e Mario Chiesa: una idiozia fuori luogo questa, tipica di colui che l’ha pronunciata e che, oltre a studiare un po’ di storia, farebbe meglio a preoccuparsi soprattutto dei propri programmi e di come garantire discontinuità con i tanti errori commessi.

Certo, i Cinque Stelle si sono eletti da soli a paladini dell’onestà e, come abbiamo sempre detto, nessuno che in politica si ponga su un piedistallo morale e si autodefinisca migliore degli altri è mai credibile. Però, questa storia esplosa da un servizio televisivo è talmente sciocca che paradossalmente sembra quasi essere una trappola costruita proprio per gli avversari più agguerriti, i quali ci stanno cascando pienamente. Ci sarebbero mille ragioni più importanti e più serie, infatti, per attaccare i Cinque Stelle e metterli in difficoltà: dalle posizioni su Libia ed Eni a quelle destrorse sull’immigrazione, dalla mancata e decisa presa di distanza dal fascismo ai messaggi di convergenza e amicizia indirizzati, localmente, a fascistelli di vario genere, fino alle posizioni molto deboli in materia economica e alla timidezza sulla lotta alla mafia (ma quella, sinceramente, caratterizza tutte le forze in campo).

Fare la morale ai Cinque Stelle, che peraltro hanno subito annunciato di voler sospendere e punire coloro i quali hanno tradito il patto interno, è dunque un errore politico macroscopico che probabilmente finirà proprio per favorirli. La politica attuale è scadente e proprio questo abbassamento della qualità ha prodotto il dilagare del fenomeno grillino, una colpa grave rispetto alla quale però le forze principali dei due schieramenti continuano a non volersi assumere le proprie responsabilità. Questa politica arida e scorbutica non capisce nemmeno che fare i moralisti su quisquilie interne, che sono nulla rispetto a peccati molto più gravi e pesanti che riguardano gli altri partiti, finisce per trasformare in vittime i Cinque Stelle.

È l’assist migliore che si possa fare a Di Maio e ai suoi. Anzi, a pensar male, in una logica complottista che tanto piace ai seguaci di Grillo e Casaleggio, potremmo perfino ipotizzare che il servizio de “Le Iene”, firmato da Filippo Roma con il suo solito stile (insopportabile, ma è un giudizio personale), abbia avuto proprio l’obiettivo di mettere un boomerang nelle mani dei detrattori dei Cinque Stelle, aspettando che qualcuno poi lo lanciasse con impeto e ingenuità. E l’operazione sembrerebbe riuscita.

D’altra parte, sempre pensando male, tra i Cinque Stelle vi è un candidato, Dino Giarrusso, che fino a pochi mesi fa era un inviato della stessa trasmissione e che, guarda caso, alle polemiche sorte dal servizio incriminato ha replicato puntualmente, peraltro con un post che, al netto delle simpatie o antipatie politiche, è abbastanza condivisibile, almeno da chi ha conservato, seppure in una campagna elettorale penosa, un minimo di equidistanza e di onestà intellettuale.

Ma davvero qualcuno pensa di rifarsi il trucco grattando struccante sul volto degli avversari? Davvero pensano, Renzi e gli altri, che la battaglia contro i Cinque Stelle debba essere giocata come una sfida sulla morale? A nostro avviso, persino Di Maio esce rafforzato da questo mini scandalo, perché potrà sempre dire che qualcosa è sfuggito al controllo e che, una volta ricevuta la “segnalazione”, il suo movimento ha immediatamente provveduto a sanzionare i colpevoli (cosa che nel resto dei partiti è molto rara). Insomma, l’impressione è che la storia dei bonifici e del servizio de “Le Iene” sia in realtà una bella lenza buttata in mare nell’attesa di vedere abboccare i pesci. Che poi hanno effettivamente abboccato.

Forse è fantapolitica, forse è complottismo o forse si è trattato semplicemente di un servizio senza troppe pretese che, però, grazie alla povertà politica degli avversari dei pentastellati, si è trasformato in una grande opportunità per Di Maio di vedere aumentare il proprio elettorato. Peraltro di errori politici è piena la storia di questo Paese, anche quella più recente. E pare che in molti non abbiano imparato la lezione, soprattutto di fronte a un elettorato così strafottente rispetto a vicende di buchi di bilancio interni, perché di questo stiamo parlando, non certo di furto di denaro pubblico o di tangenti.

Fa quasi ridere allora vedere l’ondata di indignazione per una questione interna al movimento, dove il movimento stesso risulta truffato da alcuni suoi candidati, e poi invece non udire alcuna critica, ad esempio, sulla  scelta dei pentastellati che a Mantova hanno votato insieme alla destra (e per fortuna hanno perso) contro la revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Lascia abbastanza basiti vedere come molti di coloro che oggi si indignano per una questione interna al movimento, nulla abbiano detto in passato sulle affermazioni di Di Maio riguardanti la necessità di fermare gli arrivi o sulle offese alle Ong che salvavano i migranti in mare.

Forse perché su quest’ultimo tema erano tutti d’accordo e non conveniva alzare troppo i toni. O forse perché, in un vortice incontrollato di infantilismo, dire che uno è peggiore di se stessi è solo il modo più comodo per sviare l’attenzione sui temi di una campagna elettorale orribile e sterile, volgare e povera di contenuti. Peccato però che così facendo, soprattutto se l’accusa è risibile, si rischia un clamoroso autogol.

Massimiliano Perna -ilmegafono.org