La settimana scorsa vi abbiamo parlato del Festival del Cinema di Porretta Terme, della sua storia e di quello che rappresenta per la cultura e per il cinema indipendente in Italia. La manifestazione terminerà domani (10 dicembre) ed è stata l’occasione per incontrare Luca Elmi, presidente dell’Associazione Porretta Cinema che promuove il festival ed anima la cittadina appenninica per cinque giorni. Un festival in una cittadina di provincia, la ricerca degli autori, la ricerca delle pellicole meno conosciute: di questo e di altro abbiamo parlato con Elmi, che ci ha gentilmente concesso una breve intervista.

Elmi,  organizzate un festival del cinema a dicembre in un paese di montagna a un’ora da Bologna, che propone un concorso di film di giovani autori. A dirla così l’associazione che promuove il Festival del Cinema di Porretta Terme, che Lei presiede, sembra un covo di utopisti. È così?

Non siamo utopisti, ma semplici appassionati di cinema che vogliono portare avanti la grande tradizione cinematografica porrettana. Dal 1960 il Festival internazionale del Cinema Libero portò sul nostro appennino importanti autori e anteprime internazionali come Era notte a Roma di Rossellini e La classe operaia va in paradiso di Elio Petri. Vogliamo contribuire alla diffusione della cultura cinematografica e, soprattutto, del cinema italiano di qualità.

Qual è la peculiarità del vostro lavoro e dei film che proponete?

L’obiettivo del nostro lavoro è raccontare delle storie: storie che vengono dal passato, come quella straordinaria di Evelyn Stewart ospite della XVI edizione, e storie del presente come quelle proposte nei film in concorso. Le pellicole che vengono proposte sono opere che hanno avuto una distribuzione non capillare, che difficilmente possono arrivare in sale periferiche. I film, accompagnati dai registi, vengono votati dal pubblico in sala che ne decreta il vincitore. Un altro obiettivo del festival è quello di avvicinare i ragazzi delle scuole superiori al cinema: anche quest’anno, dopo il successo dell’anno scorso, abbiamo creato la giuria giovani che conferirà un premio speciale ad uno dei film che verranno presentati.

Quest’anno premierete per la sua straordinaria carriera un grandissimo regista come Silvano Agosti, colpevolmente dimenticato dal grande pubblico, che si aggiunge alla lunga lista di “big” che sono stati ogni anno protagonisti del festival. È facile coinvolgere in queste iniziative i registi?

I registi che sono stati ospiti in questi anni al festival hanno accettato con grande entusiasmo il nostro invito, cercando di conciliare le esigenze del festival e i propri impegni lavorativi. Una piccola rassegna come la nostra ha avuto la fortuna di avere ospiti registi di grandissimo valore. È innegabile, però, come a volte sia difficoltoso contattarli.

In ambito musicale, dopo anni di crisi (gli anni ‘90), la musica indipendente, da musica “di nicchia”, “povera” e ai margini delle produzioni, sta osservando un boom inaspettato con alcuni gruppi che, partendo quasi dal nulla, grazie a youtube riescono a spopolare. Secondo Lei è possibile che avvenga lo stesso nel cinema? È possibile cioè che un cambiamento nella fruizione dell’arte da parte del pubblico possa favorire chi, fino ad oggi, è rimasto “fuori dal giro”?

Il cinema, come la musica, è stato molto condizionato dalla tecnologia. Sembrano decenni, ma in realtà fino a pochi anni fa i film venivano proiettati in pellicola. Oggi si possono fare film anche con un telefonino, esistono diversi canali distributivi alternativi come youtube, Netflix. È diventato più semplice realizzare un film e distribuirlo ma, paradossalmente, è diventato sempre più difficile vedere film di qualità in sala. L’obiettivo del nostro festival è riportare lo spettatore in sala e far ritornare il cinema elemento aggregativo per la comunità.

Penna Bianca -ilmegafono.org