La svolta a favore dell’ambiente potrebbe partire dal regime alimentare, o meglio, dalla tassazione dei cibi meno sostenibili presenti sulle nostre tavole. Un gruppo di studiosi provenienti da nove paesi, riuniti nel progetto europeo “Understanding consumer behaviour to encourage a (more) sustainable food choice”, ha condotto un’analisi sulle abitudini alimentari più comuni, affermando che un comportamento più responsabile ed ecosostenibile a tavola potrebbe fare molto per l’ambiente.

Il progetto, guidato dai ricercatori dell’Università Cattolica di Piacenza, si rivolge soprattutto alla modulazione delle politiche fiscali sull’alimentazione, proponendo un’adeguata forma di tassazione sui cibi meno sostenibili e responsabili del maggior numero di emissioni tossiche. Politiche economiche più oculate sul cibo, infatti, potrebbero ridurre le emissioni del 19%, dato che la produzione alimentare è tra i principali responsabili della diffusione di sostanze tossiche nell’ecosistema. I cibi meno sostenibili generano da soli il 25% circa delle emissioni totali di CO2 e un’eventuale tassa su questo tipo di produzione ne imporrebbe necessariamente una riduzione, anche da un punto di vista di emissioni.

La sostenibilità ricercata dal team scientifico non si dovrebbe riflettere soltanto sul piano strettamente ambientale, ma anche a livello  nutrizionale: secondo gli esperti, basarsi unicamente sulle informazioni nutrizionali descritte sulle etichette dei prodotti consumati, non avrebbe come conseguenza diretta una scelta più consapevole della propria dieta. È necessario un intervento più incisivo, tale da poter influire concretamente sulle abitudini e gli usi alimentari. Il criterio di tassazione studiato nel progetto in questione ricalca il modello già attuato in Francia e in altri paesi europei, in cui alcune bevande sono state tassate.

Il peso fiscale dell’operazione non graverebbe sui cittadini poiché, a un’imposizione fiscale su un particolare tipo di alimento, corrisponderà un’agevolazione su altri tipi di cibo, e così via. La tassazione sui cibi poco sostenibili potrebbe avere effetti diversi a seconda dei paesi europei, viste le differenti culture alimentari e le più o meno forti inclinazioni a modificare la propria dieta.

Secondo le prime stime degli studiosi di Piacenza, la tassazione porterebbe nel nostro paese miglioramenti evidenti, con la conseguente riduzione di cibi contenenti un alto tasso di zuccheri, grassi saturi e sale. Stesso discorso per il Regno Unito, mentre più limitati potrebbero essere i benefici per Francia, Finlandia e Spagna, considerando la minor propensione a tassare il cibo poco sostenibile. Il progetto, tuttavia, prevede anche un simulatore di tassazione utile a verificare la reale portata del cambiamento relazionata a ciascun assetto economico e alimentare. La sintesi di diverse discipline e ambiti di studio, dunque, si presenta come chiave d’accesso alla sostenibilità declinata ad ampio raggio, un beneficio che con un solo tocco potrebbe migliorare diversi aspetti della vita quotidiana.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org