Mentre l’Italia si accapiglia sulla proposta di legge contro l’apologia di fascismo, che servirebbe a fermare anche il pericoloso proselitismo che i gruppi di estrema destra fanno sul web e nelle scuole, risuonano ancora le parole di Matteo Renzi. “Aiutarli a casa loro”, “dovere morale”, “non possiamo farli venire tutti qua”. Sia chiaro, non è che questa reiterazione mentale di parole mi provochi particolare stupore. Non mi sorprende alcuna delle posizioni del Pd e del suo segretario sul tema immigrazione. Semplicemente perché da anni, sin dai tempi dei Ds e della Margherita, assisto allo scempio di quelli che dovrebbero essere valori comuni, non solo di chi sta a sinistra, ma di chiunque condivida un sentire umano e solidale.

Dalla Turco-Napolitano (che è l’impianto su cui si è fondata la successiva Bossi-Fini) agli accordi italo-libici di Amato, fino al decreto Minniti-Orlando e ai nuovi accordi con la Libia o con paesi come Gambia (siglati quando ancora era in carica il dittatore Yahya Jammeh) o il Niger: di porcherie da questa parte ne abbiamo viste tante. E ne vediamo, ne leggiamo e ne sentiamo ancora.

Non è bastato aver appoggiato l’accordo anti-migranti dell’Europa con la Turchia di Erdogan, né è bastato assegnare a una nazione in pieno caos e violenta come la Libia un ruolo di controllo dei flussi e di pattugliamento dei mari. Non bastava la non difesa del lavoro che le Ong stanno svolgendo. C’era bisogno di altro, c’era bisogno di essere più espliciti e duri, perché c’è il popolo da conquistare e ci sono elezioni da preparare e provare a vincere. Così arrivano quelle parole, poco dopo aver piagnucolato con l’Europa, minacciato di chiudere i porti, chiesto e ottenuto limitazioni alle Ong, cioè  a chi compie operazioni di soccorso per salvare vite umane.

Renzi e il Pd sono ormai un pericoloso ibrido. Ci parlano di antifascismo, ma allo stesso tempo parlano nello stesso modo di chi il fascismo e il razzismo (che sono inscindibili) li esalta ogni giorno sul web, per strada, nei circoli, in politica, nelle scuole. Ci esortano a condannare, giustamente, l’esaltazione fascista, ma nulla fanno ad esempio quando i prefetti e le questure autorizzano sfilate, concerti e altri orrori nostalgici nelle nostre città. Il controsenso di chi, da un lato attacca la Lega e i 5 stelle e dall’altro ne ripropone slogan e idee, dà il senso di confusione nel quale la politica è precipitata.

Una confusione che poi si ripropone in ogni dove, finendo per travolgere concetti un tempo saldi, mischiare tutto e il contrario di tutto, scambiare, ad esempio, un crimine odioso e un pericolo reale per un’idea o per una forma di espressione di libero pensiero. La cosa brutta è che ci cascano anche coloro che non dovrebbero e che avrebbero i mezzi culturali per distinguere bene, per non sottovalutare, per capire che non possiamo mai veramente dare per morte e sconfitte certe idee, soprattutto davanti alla debolezza della politica odierna che, nel veicolare il concetto diffuso del “né più destra né sinistra”, in realtà spalanca le porte proprio a forze conservatrici e populiste. Di destra.

Le conseguenze di ciò non sono solo visibili nei casi clinici e patologici come quello di Chioggia, ma nelle violenze contro rom e immigrati che ogni giorno vengono compiute, nell’odio razziale diffuso su Internet, nell’organizzazione di una rete che porti l’ideologia fascista tra gli studenti, nell’esecuzione di azioni criminali internazionali come quella di Generazione Identitaria e del suo progetto “Defend Europe”. Una nave, la C-Star, che andrà a fare l’opposto di quello che fanno le Ong. Cioè andrà a fermare i barconi e a respingerli indietro con l’aiuto delle motovedette libiche.

Questa è l’intenzione. Un’intenzione criminale, perché va contro le convenzioni internazionali, perché non ha alcuna autorizzazione per respingere barconi a bordo dei quali ci possono essere rifugiati, ma soprattutto perché potrebbe compromettere la vita di centinaia di persone. La nave passerà anche da Catania, per far salire a bordo i camerata italiani e quindi proseguire verso Sud, a caccia di barche di migranti. Nessuna parola dal governo. Nessuna condanna e nessun provvedimento contro quello che, seppure in un territorio non statale, ha lo stesso aspetto di un golpe.

È un po’, infatti, come se questi fascistoidi entrassero nelle nostre città a bordo di carri armati per combattere, ad esempio, il racket, minacciando però non i mafiosi bensì quelli che hanno denunciato gli estortori. In quel caso, forze di polizia ed esercito interverrebbero e anche in maniera piuttosto dura (a patto naturalmente che non siano dalla parte dei golpisti). In questo caso, invece, cosa si farà? Si prenderanno provvedimenti a Catania? Si darà alla Marina Militare impegnata sul Mediterraneo l’ordine di fermare con le buone o con le cattive questi delinquenti?

Visto l’andazzo del nostro governo, potremmo già affermare, con scarsa probabilità di essere smentiti, che non si muoverà nessuno e che nessuno li fermerà. Ed è imbarazzante e rumorosa l’inerzia del governo italiano, se si pensa che ad esempio Paypal, il colosso dei servizi di pagamento digitale, accortosi delle intenzioni di questa organizzazione, ha immediatamente bloccato e restituito le donazioni raccolte, attraverso il crowdfunding, dal gruppo fascista internazionale.

Come dire: mentre una holding finanziaria (che avrebbe potuto pure infischiarsene e guadagnarci) ha agito con intelligenza e risolutezza in nome di un principio umano e un codice morale, il nostro governo, il partito di maggioranza e il suo segretario Matteo Renzi tacciono e anzi si tuffano nel torbido del populismo più becero. Tutto esclusivamente per ragioni elettorali: l’effimero del potere contro l’urgenza dell’umanità. Loro scelgono il primo. E non sembrano più disposti a tornare indietro.

Stanno bene lì, a parlare di “abisso” che li separa dalla Lega, salvo poi condannare all’abisso, insieme alla Lega e agli altri razzisti d’Italia, centinaia e centinaia di povera gente che ha la sfortuna di vivere in quest’epoca di violenza, indifferenza, egoismo, confusione. E di infima bassezza politica.

Massimiliano Perna – ilmegafono.org