Era il 12 giugno 1817 quando il barone Karl von Drais, a Mannheim (Germania), montò in sella alla sua invenzione che sarebbe rimasta eterna. Era la “dreisina”, vale a dire il primo modello di bicicletta moderna (altri mezzi simili erano stati ideati in precedenza). Una storia lunga due secoli: dal prototipo privo ancora di pedali (andava a spinta con i piedi) fino alle ultime evoluzioni (come quelle pieghevoli, quelle elettriche e così via). La bicicletta ha cambiato il mondo, ha rivoluzionato la mobilità, offrendo una alternativa pratica, semplice e rapida di trasporto, peraltro meno costosa di quella principale che, all’epoca, era rappresentata dai cavalli.

Soprattutto, nel tempo, essa è diventata il mezzo più diffuso al mondo: oggi sono oltre un miliardo, infatti, le biciclette sulle nostre strade, contro i 500 milioni di automobili private in circolazione. In Europa, i paesi dell’area centro-settentrionale sono quelli più a misura di bicicletta, con chilometri di piste ciclabili e un utilizzo continuo del mezzo, in sostituzione delle automobili. L’Olanda è sicuramente la nazione dove la bici è il mezzo maggiormente usato.

L’Italia, anche se è un Paese notevolmente in ritardo, soprattutto a livello istituzionale, per quel che riguarda la cultura della bicicletta e la realizzazione di spazi ciclabili nelle città, rimane una nazione che con questo mezzo ha un certo feeling. L’amore per la bici, infatti, ci riporta a immagini lontane, a momenti quotidiani ma anche a fasi difficili e al contempo eroiche della nostra storia, come ad esempio la Resistenza, a personaggi come Gino Bartali e Gina Galeotti Bianchi, meglio nota come partigiana Lia, alle tante staffette partigiane che pedalavano per la Liberazione.

Foto d’epoca, ma anche immagini legate al cinema (impossibile dimenticare “Ladri di biciclette”, emblema del cinema neorealista) o allo sport, con ciclisti che in Italia sono diventati mito, scatenando la passione per quella fatica e per il piglio epico e romantico di quel mezzo di cui ci si innamora sin da bambini. Immagini che sono entrate nella cultura popolare di questo Paese, come ad esempio lo scambio della borraccia tra Coppi e Bartali o la smorfia di fatica di Marco Pantani che scala le vette al Giro d’Italia.

Insomma, c’è un rapporto viscerale tra gli italiani e la bicicletta, seppur dentro una nazione, ripetiamo, non a misura di ciclista, nella quale mancano spazi adeguati e sicuri e un’educazione stradale che tenga conto anche delle due ruote. Però i passi in avanti ci sono stati: abbiamo visto arrivare negli anni il bike sharing, abbiamo visto le città ripopolarsi di ruote e pedali e di movimenti e associazioni che chiedono una mobilità che dia più spazio alle bici. Come dimostra una ricerca di Eurostat, inoltre, il nostro Paese è il secondo esportatore europeo di biciclette con il 14% del totale, appena dietro al Portogallo (15%) e subito prima dell’Olanda (terza con il 13%).

Tornando alla storia della bicicletta, curioso quanto dichiarato qualche tempo fa da Claus Fleischer, responsabile di Bosch eBike Systems, che faceva notare come la bicicletta sia stata importante, paradossalmente, anche per le evoluzioni del mercato automobilistico: “Molti dei componenti installati nelle auto – spiega Fleischer – sono stati originariamente progettati per la bicicletta. L’automobile, nella sua forma attuale, sarebbe quasi inconcepibile senza l’invenzione della bici e, anche se considerati due mezzi opposti, appartengono alla stessa famiglia”. Se dal punto di vista dell’evoluzione tecnica ciò può essere vero, sul piano della sostenibilità ambientale i due mezzi sono in netta contrapposizione.

In occasione dei 200 anni, allora, l’augurio più grande che si può fare alla bicicletta è di diventare sempre più diffusa, di stimolare, anche nei paesi più restii e pigri, politiche mirate a incentivare la cultura delle due ruote, e di prevalere sull’automobile, magari riuscendo un giorno a sostituirla del tutto nella mobilità urbana. Un modo per ridurre l’inquinamento e riappropriarsi degli spazi vitali che il traffico automobilistico sottrae alle città. Forse un’utopia, ma d’altra parte, anche il barone von Drais, al tempo, se qualcuno gli avesse detto che la sua invenzione, due secoli dopo, sarebbe diventata il mezzo più diffuso al mondo, avrebbe esclamato: “Questa è un’utopia”.

Buon compleanno bicicletta!

Redazione -ilmegafono.org