Una recente relazione, pubblicata dall’Agenzia Europea per l’Ambiente, ha messo in evidenza gli stati delle spiagge e dei siti di balneazione del vecchio continente. Dai dati analizzati è emerso che la qualità delle acque del nostro paese è in linea con la media Ue, ma per quanto riguarda i siti di balneazione la situazione resta critica, poiché il numero dei siti con qualità delle acque ­“scarsa” è ancora troppo elevato: si parla di 100 siti, pari all’1,8 per cento, davanti alla Francia con 82, pari al 2,4 per cento, e alla Spagna con 39, pari all’1,8 per cento. 

Per stilare il rapporto, sono stati presi in considerazione campioni di acqua raccolti in oltre 21mila siti di balneazione costieri e interni, tra spiagge, fiumi e laghi, in tutto il territorio dell’Ue, con in più Svizzera e Albania.

Esaminando gli elementi acquisiti, la situazione appare complessivamente positiva, in quanto circa l’85 per cento dei siti di balneazione monitorati in tutta Europa soddisfa i requisiti più rigorosi ed essenziali, come l’assenza di inquinanti pericolosi per la salute umana e per l’ambiente. Le acque che hanno ottenuto una valutazione estremamente positiva, per una percentuale pari o superiore al 95 per cento, sono state quelle di Austria, Cipro, Grecia, Lussemburgo e Malta, che sono state appunto forgiate della qualifica di “eccellente”. Il Lussemburgo addirittura da record con il 100 per cento delle acque analizzate.

In Italia, il 96 per cento dei siti soddisfa i requisiti di qualità minimi e solo l’1,5 per cento è stato valutato di qualità scarsa; invece, per i paesi dell’Ue si parla dell’1,4 per cento. Considerando, inoltre, le stagioni balneari 2015- 2016, è possibile affermare che il numero assoluto dei siti valutati negativamente è sceso da 383 a 318; invece, da 349 a 302 per i paesi Ue.

In sostanza, se è vero che negli ultimi quarant’anni le spiagge e le aree di balneazione in tutta Europa seguono una tendenza positiva con acque sempre più pulite, è anche vero che ancora bisogna lavorare molto per raggiungere obiettivi più importanti. Non dobbiamo, infatti, dimenticare che in Italia, se il mare migliora, le spiagge continuano invece ad essere invase dai rifiuti, soprattutto dalla plastica. Come dimostra il rapporto di Legambiente, questo fenomeno dei “Beach Litter” purtroppo è una costante dei nostri litorali, che provoca solo ed esclusivamente danni all’ambiente e alla fauna marina che ingerisce le microplastiche. È necessario, dunque, che ci sia maggiore consapevolezza della pericolosità dei rifiuti lasciati in spiaggia, se vogliamo salvaguardare i nostri paradisi marini.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org