Premetto che non parlerò di Salvini, Di Maio e di tutti i loro cloni politici. Non ne parlerò perché sarebbe superfluo ridurre tutto a una ventina di persone che appaiono in tv o scrivono sul web. Non parlerò nemmeno di quei colleghi giornalisti che, impuniti da un ordine imbarazzante, infangano i principi della nostra professione, della deontologia e, ancor peggio, della solidarietà umana. Questo Paese è crudele e razzista nel suo insieme e non è più questione di un partito o una categoria. Il virus dell’intolleranza e dell’odio nei confronti dello straniero, soprattutto se di pelle nera o religione musulmana, ha superato ogni confine sociale e geografico.

Un tempo c’era più “equilibrio” o forse più pudore: il razzismo veniva considerato come socialmente non accettabile, al punto che quasi tutti quelli che lo erano utilizzavano più spesso la formula del “non sono razzista, però”, mentre oggi aumentano coloro i quali si dichiarano sfacciatamente e orgogliosamente razzisti. E si lasciano andare alle peggiori oscenità verbali e concettuali. Semplicemente perché si sentono garantiti, protetti, accettati, hanno come riferimento politico non più solo un partito o due, ma una visione che, sotto forma diversa, attraversa gli schieramenti e trova spazio in quasi la totalità di essi oltre che nella società in genere. Tolta qualche area sensibile, il tema immigrazione viene affrontato da tutte le forze politiche e da gran parte della cittadinanza con una miscela di ignoranza, rabbia, crudeltà o ipocrisia.

Il tutto condito sempre da un racconto mediatico nel quale la verità non trova facilmente spazio, oppressa e malmenata da quintali di menzogne che si diffondono a macchia d’olio avvolgendo ogni cosa, cercando di ungere anche le rive più pulite, che si riducono a lembi di sabbia ancora vivi e belli ma isolati. Chi difende l’essere umano, chi cerca ancora di ribattere alle menzogne, all’ignoranza, alla crudeltà, alle azioni miserabili delle istituzioni politiche, oggi è minoranza. Non c’è più dubbio. L’illusione di essere parte almeno di una metà che lotta contro un’altra metà per cercare di non cedere il passo ai peggiori istinti umani e difendere ancora tutta quella giustizia e solidarietà che siamo riusciti a trarre dalle vicende più drammatiche della nostra storia, è svanita.

È minoranza ed è anche più debole. Non perché manca forza alle sue idee, ma semplicemente perché gli altri tirano le bombe e usano le armi, mentre da questa parte noi continuiamo a rispondere con il ragionamento, con i dati, i fatti, le cifre, la storia, le parole. Ci illudiamo che ciò possa bastare a indebolire una controparte che punta tutto sulla banalizzazione, sulle urla, sulla volgarità del pensiero. Loro non si informano, non dubitano, non studiano. Loro colpiscono. Noi invece ci stanchiamo. Ci sono giornalisti, attivisti, studiosi, avvocati, intellettuali, film maker, volontari che si sbattono tutti i giorni, lavorano, ricercano, studiano, raccontano, agiscono, replicano con il loro sapere e la loro onestà intellettuale, ma rimangono schiacciati e il loro pubblico, tranne rare eccezioni, è sempre quello, una nicchia che cresce poco e lentamente.

Agli altri invece basta una bugia, buttata nel mucchio da un personaggio chiunque, per trasformarla in certezza e propagarla rapidamente. E sono abili nello sfruttare il clima che loro stessi hanno creato per anni, grazie a tanti complici, per rendere quella bugia appiccicosa e resistente, al punto che nemmeno la potenza della verità che la smaschera è in grado di polverizzarla, di cancellarla del tutto. Rimane, come una macchia minuscola, si acquieta ma in realtà resta sveglia, pronta a diventare mezzo, riferimento passato con cui confermare un’altra nuova bugia.

Sento parlare di tempi bui, ma qui siamo già in piena oscurità. La convergenza di partiti e movimenti diversi ma uniti dalla xenofobia, dall’intolleranza verso i migranti, e la contemporanea strategia di inseguimento sul tema da parte del centrosinistra, capace di partorire leggi di stampo razziale pur di partecipare alla contesa del consenso, dimostrano che la maggioranza oggi è questa. E vi partecipano anche coloro i quali, seppur in dissenso, rimangono dentro quelle strutture che portano avanti questa linea politica, adducendo motivazioni che non stanno in piedi e che rimandano esclusivamente a misere convenienze personali. Ecco perché, da quest’altra parte della barricata, dobbiamo comprendere per bene il fatto di essere minoranza. Ma soprattutto dobbiamo aprire gli occhi e vederla quella barricata.

Non ha più senso il dialogo. Non dobbiamo cercarlo a tutti i costi. Perché questa gente qui, che oggi prova ad innalzare anche l’antico vessillo della legittima difesa, si sta preparando allo scontro. Hanno già acceso le braci, stanno cercando di bruciarci la terra attorno. Come rispondere? Non più con le parole. Non più con le spiegazioni che ci stremano, ci sfiancano, mentre loro, parlando con la pancia, non faticano e trovano persino il coraggio di riderci in faccia. Il problema è trovare nuovi modi e mezzi per fermarli, per impedire che il futuro possa essere disegnato da chi sta uccidendo il pensiero e l’umanità delle future generazioni.

Dobbiamo fermare chi continua a oltraggiare e a insinuare che ci sia del marcio ovunque, così per sentito dire, senza uno stralcio di prova. Dobbiamo impedirlo anche perché insegnare ai bambini che tutto è marcio e che non c’è niente di buono e di pulito in giro uccide la speranza, oltre ad essere una menzogna funzionale a chi mira a costruirsi il potere restringendo la democrazia. Per tale ragione dobbiamo fare qualcosa in più, tornare per strada. Insieme. Non in venti o cinquanta. E non solo per la giornata mondiale di questo o di quello. Dobbiamo andare dove vanno loro. Dobbiamo impedire che i loro leader politici possano agire e girare liberamente.

Dobbiamo farlo con i mezzi che le democrazia ci dà, guadagnandoci gli spazi che altri ci tolgono. Dobbiamo organizzarci, senza aspettare uomini della Provvidenza, perché senza una organizzazione sarà impossibile lottare alla pari. Siamo una minoranza e dobbiamo diventare partigiani, farci trovare pronti, perché loro stanno già preparando il terreno per un nuovo fascismo, forse pure peggiore di quello originario. Stanno scavando la fossa per il nostro futuro, non possiamo pensare di fermarli con qualche post o tweet o con la nostra rabbia rinchiusa nel nostro habitat ristretto. Non abbiamo tempo. Non ne abbiamo più.

Massimiliano Perna -ilmegafono.org