In questo periodo l’ex premier Silvio Berlusconi forse ha altro a cui pensare rispetto alla politica spicciola. Da quello che si legge sui giornali, il sospirato closing per la vendita del suo Milan sembra slittare. Eppure quello che qualche anno fa si chiamava il “Caimano” pare non aver distolto l’attenzione verso la politica. E le mosse, come sempre, non sono casuali. Parisi, sponsorizzato all’inizio da Berlusconi, si ritrova oggi nelle vesti del Pisapia di centro-destra, alla ricerca di una collocazione e, forse, della difesa di una indipendenza che non è certo facile mantenere all’interno della politica italiana. Il Cavaliere, intanto, sembra aver spostato la sua attenzione su Luca Zaia, indicandolo come proprio successore alla guida del centro-destra.

Una mossa geniale, nello scacchiere politico. Perché con lo spostamento a destra degli schieramenti (e anche del consensi), la grande casa dei moderati, come si chiamava un tempo, rischia di rimanere senza fondamenta. Schiacciata a sinistra dai renziani del Pd, a destra da Lega e FdI e, per il resto, assorbita nell’orbita grillina. Con il poco consenso elettorale che potrebbe raggranellare tra coloro che sono rimasti fedeli all’idea di un PdL vecchio stampo, probabilmente un’alleanza servirà. Quella con il governo Renzi per il famoso “patto del Nazareno” non ha sortito l’effetto atteso.

E allora meglio guardare in qualche modo alla Lega, ma non al suo segretario, che è personaggio ingombrante, onnipresente e, forse, poco incline a scendere a compromessi con il presidente onorario del centro.destra italiano. Meglio una figura più istituzionale come il governatore veneto, che ha un profilo meno “ruspante” e più spendibile anche per la vecchia guardia del centro.destra. Al momento Zaia bolla come “manfrina” la dichiarazione di Berlusconi, ma il tentativo fatto è significativo.

Nel frattempo pare che tra il movimento di Grillo e Meloni/Salvini ci sia uno scambio di messaggi tra dichiarazioni e interviste (leggi qui), derivanti dalle domande dei giornalisti. Meloni, in particolare, non esclude un’alleanza, ma solo in caso di necessità elettorali.

Nessun ribaltone e neppure nessuno scandalo in questo momento ma, forse, la melina di cui si accusano reciprocamente gli schieramenti pare far comodo a tutti. Sicuramente al Pd, che ha bisogno di tempo per il Congresso e per contarsi. Ma sembra faccia comodo anche alle opposizioni, in particolare al vecchio Caimano, per definire gli schieramenti. L’ipotesi più probabile è che, come le parole della Meloni a Repubblica paiono indicare, senza una nuova elettorale sarà difficile accordarsi e decidere, e questo l’avevamo già sottolineato a suo tempo.

Penna Bianca -ilmegafono.org