Come tutti saprete, Norcia è una cittadina storica dell’Umbria celebre per i suoi salumi e per aver dato i natali a uno dei monaci più importanti del primo cristianesimo: San Benedetto, fratello di Santa Scolastica e fondatore dell’ordine dei Benedettini. Questa cittadina eresse, in età alto-medievale, una chiesa dedicata al celebre Santo proprio lì dove vi era la casa dei suoi genitori. Attorno a quella chiesetta, rifatta nel 1389 e più volte ristrutturata, si è sviluppata Norcia.

Oggi, dopo il terremoto che ha scosso mezza Italia, di questa chiesa resta solo la facciata. L’immagine dei fedeli che pregano davanti ad essa simboleggia la forza di una popolazione che da secoli ha a che fare coi terremoti risollevandosi sempre. Anche la cattedrale, Santa Maria Argentea, nell’angolo meridionale della piazza, ha subito gravissimi danni.

Queste costruzioni smantellate in un minuto dal terremoto avevano già subito danni dai sismi precedenti e sono state spesso ricostruite. Stiamo parlando dei terremoti del 1703, 1730, 1859 e 1997 che hanno martoriato quest’area. L’Umbria è una zona talmente sismica che, negli anni Settanta, era stato concepito da Giovanni Urbani, poi direttore dell’Istituto Centrale del Restauro, il “Piano pilota per la conservazione programmata dei beni culturali in Umbria” (1975).

Urbani offriva una metodologia scientifica che, prendendo l’Umbria come esempio, avrebbe aiutato gli italiani a difendersi e a difendere il proprio patrimonio dai sismi, ma non solo. La sua era una vera e propria guida alla conservazione preventiva che, studiando una serie di fattori discriminanti di un’area specifica, avrebbe potuto aiutare l’amministrazione pubblica a scegliere su quale bene intervenire prioritariamente rispetto ad un altro.

Con questa metodologia, in teoria, il nostro patrimonio si sarebbe conservato più a lungo e meglio, evitando ai restauratori di agire quando il danno era già stato fatto. La conservazione preventiva evita infatti, tramite dei consolidamenti strutturali di edifici considerati a rischio, che questi ultimi in caso di calamità naturale possano subire danni eccessivi o addirittura crollare.

Certo, come avete potuto vedere, la tendenza nei secoli è stata quella di ricostruire ciò che è andato perduto ma, oggi che abbiamo gli strumenti per evitare queste tragedie, è poco lungimirante accantonare un piano pilota di questo tipo invece di renderlo operativo su tutto il territorio nazionale. A questo link troverete un pdf di questo piano pilota e potrete trovare conferma che il modo di evitare queste sciagure lo abbiamo già trovato tempo fa.

Angelo De Grande –ilmegafono.org

La facciata della Basilica di San Benedetto, a Norcia.