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Musica e tecnologia: il progetto innovativo di Khompa

Musica e tecnologia: il progetto innovativo di Khompa

Drumming, elettronica, tecnologia: questa è la sintesi di Khompa, il progetto solista di Davide Compagnoni, di cui vi presentiamo “The shape of drums to come”, suo ultimo album. Sperimentazione e innovazione. Ritmi cangianti e bassi che giocano con l’elettronica. Il risultato è una esplosione di tecnica e sorpresa in stile Liquid Tension Experiment, ma con una musica elettronica ipnotica e imprevedibile tipo quella dei Fuck Buttons! Come non pensare, infatti, alla loro Brainfreeze?

La batteria, il basso e le percussioni segnano più di tutto la strada, mentre un suono garage la popola di suggestioni riuscitissime e talvolta metal come in Louder, dove il volume si abbassa e la canzone non ha un vero finale. L’unica voce presente, in Upside-down word, è in giapponese e ci porta in una dimensione da Studio Ghibli: impossibile dire se a spuntare fuori sarà un gigantesco Totoro o una agguerrita principessa Mononoke. La sensazione è quella di trovarsi in un anime dove natura e uomo combattono.

Ogni esperimento di Khompa risulta perfettamente riuscito. Religion è accattivante e aggressiva, piena di spunti e con un finale hard acid da brivido. Wrong time wrong place è quasi jazz, ma fatto con percussioni che, in un intimissimo sviluppo, ci costringono a volgere lo sguardo in una direzione inattesa: noi stessi!

Khompa ipnotizza e convince, strappandoci alla realtà e risucchiandoci in vortici sonori mai ascoltati. Realtà ed elettronica, infatti, non hanno confini fermi e, come fiumi, si ritrovano in uno stesso mare, solleticandoci le orecchie e il pensiero con correnti punk, acid, noise, garage. Khompa è un precursore, allucinato e geniale, non stanca e ci affascina.

FrankaZappa –ilmegafono.org

La copertina dell’album “The shape of drums to come”.

Autore

FrankaZappa

Collaboro da tempo con Il Megafono, dove insieme a Manuele curo la pagina musicale e il programma "The Independence Play" sulla nostra radio web. Sono una metallara nostalgica, stregata, quando ero poco più che bambina, dall'urlo "Looove" di Robert Plant. Di quell'amore per la musica ne ho fatto la mia spina dorsale di "metallo non metallo" che mi ha portato fino a qui. Oggi amo un sax che non mi corrisponde. Grazie a lui e al jazz ho scoperto che ancora esistono nuovi pianeti da esplorare, perché per me alla fine la musica resta l'unico modo di immaginare "the dark side of the moon".

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