Crisi del debito dei PIIGS, Brexit, il caso ucraino, Gezi Park di Erdogas prima, poi il gomblotto di pochi giorni fa, gli accordi del “Sultano” con la Merkel per gli immigrati, il crollo della Grecia, rimasta comunque zoppa con Tsipras, il TTIP segreto per molto tempo perfino ai parlamenti, le guerre a due passi come quella in Libia; e poi gli attentati a Charlie Hebdo, quindi nei luoghi pubblici di Parigi e Bruxelles e infine l’orrore di Nizza. E ancora, il predominio poco equo del governo tedesco sugli stati mediterranei, la vendita di armi a paesi vicini al terrorismo da parte del governo italiano, una serie di burocrati oscuri mai eletti da nessuno che si aggirano nei palazzi di Bruxelles prendendo decisioni che influenzano la nostra vita, un parlamento europeo debole, una politica monetaria europea a quanto pare indiscutibile sul tema dello stampare moneta.

Scegliete pure voi da cosa iniziare, tanto la sostanza non cambia, perchè ognuno di questi eventi, alcuni di semplice cronaca, altri ormai impressi nella storia, portano tutti i cittadini europei a una sola domanda: quale Europa stiamo costruendo?

Non è per niente banale e sicuramente non è populista, almeno non in questo momento, rispondere al quesito con toni negativi, anzi, è comprensibile, se anche non definitivo. Una risposta, in termini di logica invece più adeguata, sarebbe quella che evita una idea di Europa negativa e accetta che da qualche anno a questa parte non stiamo affatto costruendo nessuna Europa, come gli eventi confermano. Da quando è iniziato il nuovo millennio, con il quale è giunta anche l’unione monetaria, i momenti facili non sono stati molti. E purtroppo, le risposte ai diversi shock non hanno avuto grandi effetti.

L’attuale situazione geopolitica sta ponendo l’UE dinanzi a scelte forti, che essa sembra non voler prendere. Tra la miriade di problemi che ci stanno attanagliando è anche difficile sceglierne uno per iniziare questo breve articolo. Partiamo allora dal terrorismo, visti i fatti recenti di Nizza. L’ennesimo attentato, questa volta più vile e pieno d’orrore, quasi simbolico, che vuole spaventare. Una bomba a freddo è orrenda, ma forse meno di un camion che investe famiglie con bambini. Questa volta hanno voluto davvero colpirci nell’immaginario. Ma chi? Sedicenti terroristi che vengono da lontani paesi arabi? No, persone che vivono nella nostra Europa ma che non hanno alcun sentimento europeo.

Fallimento delle politiche d’integrazione sicuramente, ma di più è il fallimento delle politiche di sicurezza che altro non sanno fare se non sospendere i diritti dopo gli attentati e mai opportunamente controllare i focolai delle periferie emarginate e abbandonate a se stesse, specie quelle francesi, che rappresentano a loro volta il fallimento delle politiche di redistribuzione, il fallimento delle democrazie sociali e chi lo nega si guardi “L’odio” di Kassovitz. Odio e miseria sono congiunti, e la miseria, in assenza di un sistema sociale e di inclusione che funzioni, può dare inizio alle danze più macabre, magari come quella che invita l’arabo-francese disperato ad accogliere un appello di Daesh. Non capirlo è cecità.

Dopo il terrorismo verrebbe l’argomento immigrazione. Anche qui, bombardiamo buona parte dei paesi da cui vengono i migranti in questione, per poi avere anche dubbi se accoglierli e sul come. E se non bombardiamo direttamente finanziamo per bene con denaro e armi. Produciamo orrori e profughi. Il sangue nel Mediterraneo è tutto frutto di una politica estera occidentale folle, che lo si voglia o no. Ma come si fa a pretendere la comprensione di una cosa del genere da chi fa affari con Erdogan quando ne ha bisogno, facendogli calpestare tutti i principi democratici possibili, pur di farsi aiutare nel non doversi prendere l’ennesima responsabilità su un flusso migratorio, promettendogli magari anche di entrare nella UE?

Anche il caso ucraino, con il senno del poi, ha creato solo instabilità nella zona in questione, favorendo poco il popolo ucraino e molto gli interessi di Obama. Aver rotto i rapporti con la Russia è stato fatale in un momento nevralgico come questo. E infatti Putin sta stringendo accordi energetici con la Cina, volti a rendere la sua potenza ancora più forte contrattualmente a livello mondiale.

Le nostre stesse sovranità, cedute in parte dai nostri parlamenti, non hanno ricevuto in cambio principi solidali ed equi. Basti pensare al caso della Grecia, dove Tsipras, schiacciato da 16 o più capi di stato in una sola notte, dovette piegarsi. Troppo giovane per bluffare l’uscita, troppo inesperto per affrontare una Frau come la Merkel. Poi ci sono i debiti altissimi di paesi come Italia, Irlanda, Spagna e Portogallo. Debiti che una Unione sana metterebbe insieme e redistribuirebbe tra tutti i paesi. La proposta c’è, è logica e solidale, gli Eurobond, ma per i debiti l’Unione non è più Unione, è solo una riunione di soci d’azienda.

Non sorprende che il Regno Unito di sua maestà si sia defilato da quel poco che la univa alla nostra Unione barcollante. Del resto, se il gioco è un gioco di convenienza, a loro non conveniva di certo. Abbiamo perso l’Inghilterra di Corbyn per prenderci la Turchia del Sultano. Per colpa di chi? Di molti e di nessuno in particolare sicuramente, ma questa serie di burocrati e commissari come Juncker, Tusk e tanti altri, non eletti dai cittadini, nemmeno scelti dai partiti ma solo da altrettanti burocrati o riunioni di ministri, non ci stanno guidando attraverso la burrasca come chi dovrebbe guidare la sua gente.

In tutto questo, resta una salda e sicura guida tedesca dell’Unione, a cui anche l’Italia inerme di un uomo politicamente maldestro come Renzi si aggrappa in momenti di crisi bancaria. La delusione è anche per Obama, che non ha minimamente supportato questa serie di problematiche, inasprendole addirittura in certi momenti, quando ha creato scompiglio nel Medio Oriente. E ora la vittoria di Trump, molto meno di quella della Clinton, non fa sperare in una forte leadership d’Oltreoceano capace di dare soluzioni corrette. Ma finchè vendiamo armi a chiunque, finchè c’è guerra c’è speranza, come diceva Alberto Sordi, per molti sciacalli senza spina dorsale dai quali molti partiti europei non si stancano di ricevere doni preziosi per approvare leggi favorevoli all’export dubbio e sputare sulle nostre costituzioni.

Dimenticando l’Europa della cooperazione, che aiuta i paesi del Terzo Mondo e finanzia progetti di volontariato,  per coloro che in ogni caso, sia come sia il nostro continente, uno stile di vita come il nostro lo sognano ogni giorno. Non sapendo che noi stessi stiamo mandando all’aria questo stile vita, figlio della saggezza di chi una guerra vera l’aveva combattuta, non certo di gente che come oggi si sente di stare in House of Cards. E fuori da questa critica restano tanti fattori ancora, in questo periodo meno importanti, ma solo per priorità, come la disoccupazione giovanile, la fuga delle industrie, la scomparsa del socialismo vero dalla scena politica, l’avanzamento, inarrestabile quanto ovvio data la crisi, delle destre che vivono sul filo della legittimità democratica. Vedi l’Austria, vedi la Lega (per convenienza sempre meno Nord).

Oggi avrei voluto continuare a lungo, fino alla quarta o quinta cartella word ma mi fermo qui, più che sicuro che questo basti per invitare ad una riflessione sana, magari reazionaria, per una volta non sarebbe esagerato. Forse dobbiamo mettere un po’ da parte il nostro essere moderati onde evitare di giungere alla stagnazione partecipativa. Spiace dirlo ma anche lo slogan, in sintesi, “Vogliamo l’Europa ma la vogliamo diversa” è inerte, impotente. Portato avanti da molti che formalmente si definiscono socialisti, o in ogni caso di sinistra, ma che nei fatti non sanno affrontare adeguatamente la profonda crisi politica, sociale ed economica che stiamo attraversando. Il progetto europeo può finire tranquillamente ma a troppi ingenui sembra una idea da gufi.

Siamo nati su un pilastro: mai più una guerra tra paesi europei. Ebbene sì signori, credo che una guerra tra paesi europei sia alquanto difficile, ma ci siamo dimenticati di ciò che ci sta intorno, del mondo, di cui noi europei siamo tra gli attori principali.

Il sogno europeo sta diventando un incubo e non prenderne coscienza significa non avere cognizione percettiva. Bisogna fermare il tutto prima che diventi un dramma, per tanti motivi, anche per Josè che ha 14 anni, che lavora nella miniera dei canadesi, qui in Perù, dove è il responsabile sicurezza delle taniche di cianuro e tutto questo non lo sa. Ci racconta che sta risparmiando già da ora perchè sogna un giorno di poter venir a vivere o in Italia o in Spagna, dice che sono i paesi più caldi e belli, dove si lavora onestamente e si mangia bene. Che possa venirci ed essere felice, perchè come cittadino del mondo ne ha tutto il diritto. Perchè io come cittadino europeo pretendo che lui abbia questo diritto.

Italo Angelo Petrone -ilmegafono.org