C’è una cosa dei fanatismi che ci ha sempre colpito: la libertà nel seguire ossessivamente un’idea. La dedizione perversa a un ideale, a una convinzione. E, se non esistessero la morale, la legge degli uomini, i diritti delle persone, non ci sarebbe diversità tra fanatismi. Ciascuno avrebbe uguale “legittimità”. Provenzano, come qualsiasi uomo di mafia, ha avuto quel “fascino” tetro che appartiene a questo tipo di criminali. Ma c’è una cosa che, più che affascinare, incuriosisce e fa riflettere: perché?

Cosa spinge una persona a uccidere, ordinare di uccidere, distruggere vite e generazioni, creare il disastro? E perché ci sono altri uomini che obbediscono fedelmente? La risposta è che non c’è nessun ideale, non esiste alcuna convinzione ma solo ottusa voglia di potere. Sì, l’uomo probabilmente ha un’anima nera che, se sfogata, è irrefrenabile, spietata.

Non si spiega la latitanza, non si comprende il senso di una vita umile e miserabile, nascosti come vermi in una tana, mentre si comandano migliaia di persone e si tiene in pugno il destino di un popolo o si mette in scacco lo Stato. Chissà cosa deve passare per la testa di una persona che gestisce come un manager d’azienda una organizzazione criminale.

Alla fine di tutto, resta l’immagine più nitida, la più disarmante, quella che mette a nudo la pochezza di questa forma deviata di comando: a Provenzano è rimasto il suo potere inutile e la faccia della sua sconfitta quando gli Uomini maiuscoli (perché questo sono) che combattono dalla parte giusta, quella delle istituzioni pulite, dopo un lavoro massacrante, l’hanno acciuffato.

Alla fine di tutto, il boss, l’ex primula rossa di cosa nostra, se ne è andato come un anziano qualunque, uno dei tanti, in un ospedale come tanti, in una periferia del potere, senza parlare come, a un certo punto, si dice, avrebbe voluto.

Se ne è andato così, senza l’alone di quel potere inutile, senza l’alone di immortale e di inafferrabile che si era costruito, portandosi dietro il sangue che ha fatto versare, il dolore che ha procurato e tutti i suoi dannati silenzi. Se ne è andato per sempre, per colpa di quella democrazia ineluttabile e invincibile che è la vita.

Penna Bianca –ilmegafono.org