Adam Green è uno di quegli artisti predestinati. Il giovanotto statunitense, prolifico in studio di registrazione già in giovane età, è un artista a tutto campo: non solo musica, ma anche sceneggiatura, teatro, arti visive e molto altro davvero. Oggi ovviamente ci soffermeremo a studiare la sua musica, che vi assicuriamo essere davvero qualcosa di molto originale.

Come ci si aspetterebbe da un artista a 360 gradi, quel che scaturisce dall’anima musicale di Adam Green sono suoni molto articolati, ai quali è difficile dare una definizione specifica come faremmo invece facilmente per una comunissima band. Questa sua musica dà l’impressione di essere totalmente scorrelata, di raccontare un bellissimo e confuso sogno prodotto dalla pura fantasia di un bambino, avvalendosi di suoni elettronici particolari che danno proprio quel senso onirico al contesto sonoro.

È come se si stesse ascoltando il racconto di una bella storia a lieto fine, ma osservata da un punto di vista più spensierato e fantasioso. La storia in questione è appunto quella del celebre “Aladdin”, riproposta in musica dal nostro Adam Green e promossa da Fleisch Agency.

“Aladdin”, uscito lo scorso maggio, è una produzione discografica decisamente singolare, perché unisce al suo interno non solo le comuni tracce (strumentali-vocali o solo strumentali) che compongono solitamente gli album, ma presenta anche intervalli di stacco musicale, rappresentati da brevi monologhi che hanno il compito di presentare la musica eseguita fino a quel punto o dare una spiegazione per quella che verrà.

Tutto questo miscuglio arriva dunque alla bellezza di 20 tracce, in cui il folk è la matrice fondamentale, un folk adattato allo stile del musical. Proprio per questo motivo è un qualcosa di non eccessivo, che ha come obiettivo solo e soltanto quello di trasmettere tramite la musica un messaggio di arte, una sensazione, un’emozione allo stato puro.

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Manuele Foti -ilmegafono.org