Acque italiane sempre più tossiche, per colpa di pesticidi e di sostanze chimiche utilizzate per le coltivazioni e la produzione industriale. L’allarme è stato lanciato dall’Ispra- Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale, attraverso il Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque 2016: la percentuale di pesticidi, infatti, cresce del 20% per le acque superficiali e del 10% per i corsi sotterranei. Per quanto riguarda le acque superficiali, le sostanze inquinanti sono pesticidi nel 63,9% dei casi rilevati nei 1284 punti di controllo, 31,7% invece per le acque sotterranee analizzate in 2463 punti. Già negli anni passati, tuttavia, si era registrato un aumento delle sostanze inquinanti assai preoccupante: mentre nel 2012 i fattori incriminati erano 175, nel 2014 il numero è salito a 224.

A far da padrone vi sono i cosiddetti fitosanitari, pari a 130 tonnellate, di cui gli erbicidi sono le sostanze più utilizzate. L’erbicida più diffuso è il glifosato, un’incognita per gli studiosi ed esperti che attendono di sapere se sia cancerogeno o meno, dato che l’Unione Europea ne ha autorizzato il commercio almeno fino a giugno. I fitosanitari, in alcuni casi, provocherebbero anche la morte di alcune specie animali, come le api, principali vittime dei neonicotinoidi. Risultano in ribasso, invece, i rilievi di fungicidi e insetticidi.

Tutto questo ha delle evidenti ripercussioni anche sulla salute dell’uomo, ma i responsabili dell’Ispra fanno sapere che l’acqua potabile non è ad alto rischio grazie alle depurazioni. Meno sicuri, invece, i prodotti alimentari e l’aria, che potrebbero veicolare ulteriormente le suddette sostanze tossiche.

Anche la Coldiretti ha illustrato i risultati del Report, affermando che, rispetto agli standard europei, l’agricoltura italiana risulta essere la più green ed ecosostenibile del Vecchio Continente. Sono tantissime, infatti, le imprese che si sono convertite al biologico, evitando l’utilizzo di pesticidi ed altre sostanze chimiche, oltre all’abolizione degli OGM. Per quanto la concentrazione di prodotti chimici sia aumentata, l’Ispra tende a sottolineare che la distribuzione dei fitosanitari per uso agricolo è diminuita nell’arco di dieci anni: nel 2013 si calcolava che fosse quasi dimezzata rispetto al decennio precedente.

A fare da eco negativa ai dati raccolti vi sono però cinque regioni del Sud che non hanno risposto all’appello dell’Ispra per la rilevazione di sostanze tossiche nelle proprie falde acquifere. Le regioni in questione sono Campania, Calabria, Basilicata, Molise e Puglia che, in alcuni casi, non hanno saputo neanche rispondere alle domande poste dall’istituto. A volte si è detto che la risposta da dare fosse “troppo complessa”, come accaduto per la Puglia, mentre la Campania ha fornito dati relativi agli anni passati e non al periodo di riferimento individuato dal report.

Calabria e Molise hanno declinato la richiesta, poiché non era stato effettuato neanche il censimento di laghi e fiumi. Nessuna risposta neanche da parte della Basilicata. Brutte notizie anche dal Lazio che, stando a quanto afferma Augusto De Sanctis, attivista del Forum Italiano per il Movimento delle Acque, avrebbe inviato all’Ispra un campionario del tutto parziale, a dispetto nei numerosi laghi e corsi d’acqua presenti sul territorio regionale.

Panta rei, diceva il vecchio filosofo. Bisogna solo controllare che scorra nel modo giusto.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org