Tutto il mondo ne parla, ma cosa è successo esattamente con i famosi Panama Papers? Cosa sono? Ripercorriamo un attimo la storia. Un gruppo di giornalisti viene in possesso, non si sa come, di una mole (che ci dicono essere impressionante) di documenti che testimonierebbero come alcune persone giuridiche, molte delle quali collegate a nomi noti, siano a vario titolo intestatarie, proprietarie di attività nello stato del Centro America. Fin qui non ci sarebbe nulla di male. In realtà i reati presumibili sono, per la fattispecie, l’evasione (punibile penalmente), l’elusione (perseguibile in via amministrativa) e una serie di possibili altri reati connessi, tra cui il riciclaggio. Di qui il sillogismo automatico e, secondo chi scrive, un po’ azzardato.

L’automatismo del due più due spaventa abbastanza, soprattutto sulla scia della fuga di notizie. Vero è che arrivano le prime ammissioni e dimissioni: da Cameron al presidente Islandese. Ma tutto lo showbiz coinvolto nega categoricamente. Ma chi ha visto i documenti? Che cosa dimostrano quei documenti? I titoli strillano, certo, ma a volte i contenuti sono un po’ più importanti. Al di là di come si risolverà la vicenda ci sono due osservazioni da fare.

Primo: ammettiamo che sia vero che una quantità smodata di persone abbia la possibilità di nascondere capitali al fisco dei propri Paesi. Attenzione, per la maggior parte dei nomi non si tratta di persone “del settore” (posto che sia vero quello che leggiamo e al netto del garantismo che è d’obbligo e anche sintomo di intelligenza). Questo significa che è abbastanza facile, magari costoso, accedere a questo tipo di operazioni. Vogliamo allora credere che gli organi di controllo non si siano posti la domanda? Serve davvero una fuga di notizie per sapere? Ne trarremmo la conclusione che abbiamo dei governi davvero deboli se per recuperare gettito alzano l’aliquota IVA e poi si dimenticano di imporsi e farsi valere per avere informazioni.

Arriviamo quindi al secondo punto. È interessante l’intervista che Falciani, quello della famosa lista di Swiss Leak, ha rilasciato a “IlSole24ore”. Falciani, che possiamo definire un esperto del tema fuga di notizie, dice delle cose sulle quali riflettere. Citiamo testualmente: “Per capire davvero questa storia dei Panama Papers non bisogna soffermarsi sui nomi dei personaggi coinvolti che, per quanto importanti, sono solo la superficie visibile, ma bisogna comprendere i meccanismi profondi che ci sono alla base. E alla base c’è che, per un servizio di intelligence di medie dimensioni, entrare nei server di una società non è un’operazione che richiede una grande difficoltà. L’unico vero ostacolo è di natura politica”.

“Perché oggi il vero punto importante – dichiara ancora Falciani – è l’intelligence economica. Dall’inizio della crisi finanziaria del 2007, poi diventata una crisi economica, la competizione tra i paesi si è accentuata e in questa competizione – in un’economia che ruota sempre più attorno all’informazione – è l’intelligence economica a fare la differenza”. Il punto di vista di Falciani, un po’ controcorrente e anticonformista rispetto a quello che leggiamo su giornali forcaioli o al contrario ipergarantisti, forse è una chiave di lettura molto utile per comprendere la vicenda.

Restiamo in attesa dell’evoluzione delle indagini, della fuga di notizie, ma scommetto, sin da ora, che al massimo sentiremo parlare di questo o quel personaggio famoso e mai sentiremo un accenno al vero potere che gli stati esercitano in relazione al controllo delle proprie informazioni.

Penna Bianca -ilmegafono.org