Come roba vivente portata dal mare, giungono in queste settimane, a ondate, decine, a volte centinaia di eritrei che in gran parte poi si espongono, come pubblico spettacolo, sotto quel fungo enorme che è la chiesa del Pantheon, a Siracusa. La zona è piena di alberi (è chiamata infatti “i villini”), quindi nessun problema per pisciare. In effetti, lì vicino ci sono dei gabinetti pubblici ma il Comune ha provveduto a chiuderli. Presumo che il motivo di questa chiusura sia da ricercare nella sensibilità dell’amministrazione comunale che si sarebbe vergognata a farli fruire da queste persone, tanto è lo schifo di cui sono oggetto, quasi alla stregua di topi. La gente che passa li vede e ognuno dice la sua. Sono sdraiati sulla augusta scalinata, dormono lì, in alto, davanti a tutti, vicini vicini per vincere l’umidità notturna.

Sono bambini, neonati, donne incinte, giovani donne e giovani uomini. Di giorno gli ronzano intorno delle facce da cani bianche e nere. Li circuiscono, specie le donne. Promettono che loro sono lì per risolvergli il problema dei soldi che i parenti devono mandare loro, perché in Italia ci vuole qualcuno con i documenti che li può ritirare alla Western Union o da MoneyGram o altrove. Questi loschi personaggi si offrono con fare suadente e non si vergognano a dire che si tratterranno una buona percentuale su ciò che arriverà. Arrivano anche a offrire ospitalità a casa loro alle donne: diamine! Non possono certo dormire sulla strada! Magari i bambini sì, ma le femmine no. Gli offrono un po’ di calore umano…a letto. Dalla bocca di uno di questi maiali ne ho strappate quattro. Ma ce n’è voluta, sono stato a un pelo dal torcergli il collo. La polizia indaga perché vuole vederci chiaro…..anche di notte. Ancora, però, un fermo non c’è stato.

Dopo qualche giorno questi eritrei spariscono. Sono riusciti a prendere l’autobus per Roma o Milano. Tanti altri spariscono da quel palcoscenico perché accettano l’ospitalità che la mia parrocchia gli offre e rimangono da me da un giorno a una settimana o più. Il tempo che i familiari gli mandino i soldi per il biglietto. In questi giorni di permanenza si rilassano e, oso dire, riacquistano la memoria della loro dignità. Questo è merito di buona gente che li guarda e li vive come propri familiari, li chiama per nome, si mette a loro totale disposizione, li accompagna con competenza e limpida onestà.

Ci sta venendo facile la convivenza con loro. Più di altre volte, debbo onestamente dire. Queste persone sono dei signori. Con facilità si autogestiscono e poi parlano, si raccontano. I locali della parrocchia, quando arrivano loro, sono subito più puliti perché si mettono immediatamente all’opera sentendosi a casa e così i devoti cattolici possono sedersi senza paura che si insozzino il didietro. Lo so che avrebbero di che ridire su questa accoglienza, ma non osano: vanno poi a sfogarsi nelle urne elettorali. Io dovrei essere più comprensivo in effetti con i miei parrocchiani. Dovrei capirlo che non sono molto abituati alla pulizia morale, non sono adusi al senso della giustizia (al massimo comprendono l’elemosina che il “badrone elargisce a boveri negreddi”…figli di un Salvini che non sono altro!), gli è alieno ogni discorso sui diritti della persona, abituati come sono alla signoria dei baroni prima, della mafia dopo, degli pseudo politici oggi.

Ma, sinceramente, non sanno che si perdono. È una occasione storica che stiamo perdendo. Ma d’altra parte, se non ci tengono ai loro figli come potranno tenere ai figli degli altri? Cosa voglio dire? Vedete, cari lettori (se ce ne siete…), in Sicilia e in particolare a Siracusa si è perso il gusto della vita, dell’ingaggio per cause grandi. Rassegnazione si respira e se qualcuno si permette di pensare o tenta una discussione viene denunziato come disturbatore della quiete pubblica. Non c’è lavoro, ma nessuno che si ingegni a crearne, se vuoi coltivare una tua ipotesi di futuro devi scappare oltre lo Stretto di Messina. Se riesci a lavorare qui in loco allora vuol dire, molto spesso, che ti sei venduto a qualcuno o lavori in nero o sei schifosamente sottopagato. È la crisi, sì, ma quella che dura da duecento anni ed è culturale, etica, sociale e solo infine economica. I genitori li sostengono e li tengono in casa finché morte non li separi, perché “non c’è niente da fare”.

Io non idealizzo questi ragazzi stranieri, ne ho buttati fuori dalla parrocchia più di uno negli anni, ma diciamo la verità vera: sono riserve di voglia di vivere e lavorare incredibili. Pensano positivo. Credono nelle relazioni umane, sanno ridere e piangere senza infliggimenti, danzano la vita, accettano qualunque lavoro, anche il più infimo, e lo vivono come un mattoncino nella costruzione del loro domani. Vivo con loro, dormo e mangio con loro da sempre e non ho malattie, scoppio di salute, anzi, a dire il vero qualche malessere brutto ce l’ho, ma me l’ha provocato la gente finta che occupa quelle scenografie chiamate pomposamente “Istituzioni”… Ma mi faccino il piacere! (diceva il grande Totò).

Abbiamo un bisogno disperato di gente che porti vita in Sicilia, in Italia, che porti onestà e brillantezza di competenze. Che porti capacità imprenditoriale, visioni nuove sulla città. Che ci faccia ricordare cosa significa essere uomini che comunicano, si sostengono, non si guardano con l’occhio rapace dei profittatori, dei tangentisti, dei bustellari che poi vanno nei salotti televisivi ai festival delle mefitiche ipocrisie. Che ciò che a me sembra si avvicini alla nostra realtà, ne è prova la fuga dei nostri giovani. I nostri giovani migliori. Ma anche questi ultimi arrivati hanno ormai capito l’aria che tira e perciò di corsa, ma di corsa veramente, vogliono lasciare la palude Italia e, attraversando velocemente anche la Francia (più persa di noi ma che si sente ancora sotto il Re Sole e ha dimenticato i valori di Égalité e Fraternité), e l’arcigna Germania, dove la Merkel sembra il prototipo della novella razza ariana, sperano di raggiungere i paesi del nord. Vicini al polo. Per rifondare un sogno di vita.

E allora, dopo pochi giorni li salutiamo, con tanta nostalgia, tristezza e anche sgomento. Sgomento, sì, perché è evidente che le persone normali siamo costrette a vivere in questi scatoloni ottocenteschi denominati “Stati”, la cui logica politica è ferma al ‘900 e si basa sugli schieramenti militari, i pattugliamenti delle coste, il rafforzamento dei “sacri confini”. Sgomento, sì, perché non vediamo la voglia di scrutare i segni dei tempi che viviamo, di capire la storia e aiutarla a partorire nuove strutture internazionali veramente adatte a governare un mondo internazionalizzato, globale. Non conviene ai grandi affamati della finanza globalizzata immaginare un mondo al servizio della natura e dell’uomo. Per loro il vecchio mondo è ancora tutto da spremere: perché cambiare? Altro che Europa unita, altro che Esposizione Universale di Milano!

Saluto questi miei carissimi amici arrivati dal futuro e li ringrazio per l’enorme ricchezza di cui un pizzico mi sono beato. Gli auguro buona fortuna. Forse i morti che già hanno pianto non sono abbastanza e altri morti dovranno vedere. Ma Dio è con loro, il futuro sono loro e non questo Occidente al crepuscolo, anzi morto e quindi incapace di produrre, come una volta, civiltà, diritti, giustizia. Un Occidente che non vuole rispondere a domande come: perché scappano dall’Africa? Come eliminare le cause di questo esodo biblico? Perché, arrivati in Italia, comincia un alluvione di euro dove tutti ci mangiano senza che si riesca a porvi rimedio? Ma veramente la soluzione di questo evento epocale è mettere un tappo in Libia? Possiamo cercare delle alternative ai campi di concentramento statali? Guardate che ce ne possono essere, però poi finisce la grande mangiatoia!

Aspettiamo le prossime ondate di immigrati. Arriveranno, arriveranno sempre perché sono la materia prima di guadagni enormi di mafiosi, disonesti che giocano a fare gli amministratori e i politici, farabutti incompetenti che aprono centri di accoglienza senza seri controlli. Perché sono un business per troppi sciacalli e avvoltoi che poi sparlano in TV criminalizzandoli o dandone una immagine da mendicanti e accattoni. E sempre scapperanno dai centri di raccolta per non farsi identificare: conoscono infatti le stupide leggi nazionali ed europee che vorrebbero incatenarli ad obblighi insostenibili (vedi la Convenzione di Dublino 2) e verranno in luoghi come la chiesa di Bosco Minniti dove speriamo solo e semplicemente di risvegliare la memoria della loro dignità e dove ripuliamo la loro incantevole speranza.

Padre Carlo D’Antoni –ilmegafono.org