“Siamo persone comuni, siamo come te. Ci svegliamo la mattina per studiare, lavorare o cercare lavoro, abbiamo famiglia e amici e lavoriamo duro ogni giorno per tirare a campare e conquistarci un futuro. Abbiamo deciso di riprenderci un posto vuoto nel cuore di Napoli, nel quartiere Materdei, per renderlo di nuovo vivo e usufruibile da chiunque abbia voglia di mettersi in gioco e cambiare le cose”. Queste sono le prime righe della sezione “Chi siamo” che appare sul sito di “Je so’ pazzo”, il gruppo di studenti, lavoratori e precari che hanno occupato l’ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario di via Imbriani, nel rione Materdei, a Napoli.

Una struttura chiusa nel 2008 e lasciata nel totale abbandono. Questo collettivo di cittadini ha deciso di appropriarsene e restituirlo alla città, trasformando quello che fu un luogo di dolore, sofferenza, ingiustizia, in uno spazio sociale per cultura, sport, arte, musica, confronto e diffusione del sapere. “Laddove – scrivono sul loro sito – hanno regnato solo oppressione, autorità e reclusione, vogliamo creare spazi di condivisione, socialità e libertà per venirci in soccorso e riprendere coraggio”.

Gli obiettivi dichiarati, infatti, sono essenzialmente due: innanzitutto sottrarre il sito “all’abbandono, sistemarlo, restituirlo alla città e al quartiere, creando da subito spazi ricreativi per i più piccoli, campetto di calcio per i ragazzi, aule studio per gli studenti, momenti e percorsi di socialità accessibili a tutti attraverso iniziative, laboratori, spettacoli, mostre, tornei, concerti”, trasformandolo così in un spazio di incontro e di vitalità che esca dalle solite logiche di profitto. In secondo luogo, “lanciare percorsi di mobilitazione a partire dalle nostre concrete esigenze: dal lavoro al territorio, dalle scuole alle università, dalla casa alla sanità e via così, per ampliare la nostra partecipazione politica e costruire insieme delle proposte concrete, ponendoci come unico limite il cielo”.

Un sogno, una speranza, in una città che vive in mezzo a problemi atavici, un bel presidio di cultura e anche di legalità (al di là della questione formale dell’occupazione) nel cuore di Napoli. Perché hanno scelto il nome “Je so’ pazzo”? Lo spiegano loro stessi: “Perché in un mondo dove la normalità è fatta da disoccupazione, precarietà, discriminazioni razziali e di genere e chi più ne ha più ne metta, vogliamo dichiararci pazzi anche noi come Pino Daniele, e osare organizzarci per riprendere parola e costruire dal basso un’alternativa al mondo grigio e disperato che vediamo quotidianamente”.

Ovviamente, sul piano formale, come si diceva, l’occupazione non è legale e il rischio dello sgombero è elevato. Per questo, gli attivisti hanno lanciato una petizione che sta raccogliendo sostegno e firme in tutta Italia, da semplici cittadini ma anche da attori, musicisti, artisti, scrittori e così via. Perché se si occupa un posto come l’ex Opg, destinato a marcire insieme al suo valore fortemente simbolico, in una città complessa ma viva e creativa come Napoli, l’aspetto formale viene sicuramente meno, finisce sepolto dalla bellezza di un messaggio che un gruppo di persone vuole dare alla città e al Paese.

Un messaggio di speranza. Che la nostra redazione ha scelto di sostenere, firmando l’appello e invitando voi lettori a fare lo stesso, collegandovi sull’apposita sezione del sito (clicca qui) e visitando anche la pagina facebook di “Ex Opg Occupato – Je so’ pazzo”.

Redazione -il megafono.org