Quando un magistrato, soprattutto se preparato e titolare di indagini delicate e complesse, muore in quella che sembra un tragico incidente, è impossibile non drizzare le antenne per cercare di capire se la versione ufficiale sia credibile o meno. Al di là delle teorie complottiste che spesso infastidiscono gli inquirenti, c’è un ineludibile obbligo di accertamento di una verità che non lasci il minimo spazio ai dubbi e alle incongruenze. La morte di Federico Bisceglia, giudice della nuova procura di Napoli Nord, in passato impegnato in importanti inchieste sui crimini ambientali, in particolare sul traffico di rifiuti e sulla Terra dei Fuochi, è avvolta dal mistero.

La dinamica dell’incidente, avvenuto due settimane fa in Calabria, è piena di punti oscuri che non convincono né i giornalisti de La Provincia di Cosenza, i quali hanno messo in luce moltissime incoerenze e sono convintissimi che si tratti di un assassinio, né il vicepresidente della Camera, Di Maio, che non crede alla coincidenza, né il capogruppo del Pd in Commissione Giustizia, Lumia, il quale sostiene che la morte di un magistrato che indagava sui veleni della Terra dei Fuochi non sia casuale, così come quella, avvenuta pochi giorni prima, del pentito Carmine Schiavone.

In effetti, andando a leggere il comunicato dell’Anas, sono tante le cose che non tornano e sulle quali i cronisti de La Provincia di Cosenza hanno basato la loro convinzione: “L’Anas – si legge – comunica che intorno alla mezzanotte di oggi, domenica 1 marzo 2015, si è verificato un incidente mortale al km 205,700 dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, in carreggiata sud tra gli svincoli di Frascineto e Sibari. Un’autovettura, per cause in corso di accertamento, ha impattato contro le barriere laterali in un tratto rettilineo non interessato da lavori di ammodernamento, finendo fuori strada dopo alcuni testacoda. L’impatto ha provocato il decesso di un esponente della magistratura e il ferimento di una seconda persona, entrambi a bordo del veicolo. Nell’incidente non sono stati coinvolti altri veicoli. L’autostrada è rimasta chiusa fino alle ore 5,00 circa di questa mattina, al termine della messa in sicurezza del tratto e la conclusione dei rilievi delle forze dell’ordine”.

La prima stranezza è che qualche quotidiano (in particolare Il Mattino), il giorno dopo abbia parlato di un volo da un viadotto di 30 metri. Peccato che ciò non fosse vero, dato che l’auto di Bisceglia è stata trovata in una scarpata. Ma le anomalie più clamorose sono altre: innanzitutto, le barriere laterali del tratto di strada nel quale sarebbe avvenuto l’incidente sono intatte, non riportano alcuna strisciata o segno di impatto, c’è solo un piccolo squarcio nel punto in cui l’auto è uscita dalla carreggiata e finita nella scarpata; poi, non ci sono segni di frenata né di testa coda, quindi l’auto sarebbe andata direttamente all’impatto con il guard-rail, come se il magistrato avesse avuto un malore o un colpo di sonno (quest’ultima ipotesi non è sposabile con il fatto che Bisceglia era ripartito da pochi minuti dopo una sosta per mangiare e bere un caffè).

Un’altra stranezza segnalata dai giornalisti de La Provincia di Cosenza, proverrebbe dalla testimonianza di due persone che viaggiavano su un automobile in direzione Cosenza (la stessa nella quale è morto Bisceglia), attorno alle ore 20, quindi quattro ore prima dell’incidente mortale. Ai giornalisti i due testimoni raccontano di aver visto un gruppo di mezzi di soccorso (ambulanza, pompieri, polizia) nella carreggiata opposta, quella che invece procede in direzione Salerno. Di questo incidente, però, non si ha traccia, non vi sono verbali, insomma Anas e Polizia Stradale non ne sanno assolutamente nulla. Una messa in scena? Una parte di essa? Perché?

Ulteriore elemento dubbio poi è quello delle condizioni di salute della persona (una dottoressa) che viaggiava accanto a Bisceglia. In un primo momento i giornali e le agenzie avevano parlato di ricovero in prognosi riservata a seguito delle ferite riportate. Ma appena due giorni dopo, la stessa è stata dimessa in buone condizioni. Una contraddizione ancora non chiarita. La dottoressa, dal canto suo, invita a non ricamare su questa vicenda e a rispettare il dolore di chi voleva bene al giudice, confermando che si è trattato solo di un tragico incidente.

Sicuramente i complottismi non portano alla verità, anzi, spesso rischiano di costruirne una surreale, però in questo caso i punti oscuri sollevati dai giornalisti cosentini sono tanti e meritano delle risposte e degli accertamenti. Perché Bisceglia non era un magistrato qualunque, ma si era spinto a indagare dentro il sistema dei rifiuti e dei veleni nella Terra dei Fuochi, lo stesso scenario nel quale ha operato, come collaboratore, con tutte le sue ambiguità, Carmine Schiavone, morto ufficialmente di infarto (ma sulla vicenda si sta ancora indagando) poco più di una settimana prima del giudice calabrese.

Bisceglia, inoltre, stava indagando anche sull’assassinio di una bimba di 7 anni caduta da un palazzo a Caivano (Napoli), scoprendo una storia di abusi e un giro di pedofilia a Parco Verde, il luogo dell’omicidio della bimba. Di ragioni per volere l’uscita di scena di questo bravo magistrato, dunque, ce n’erano tante ed è per questo che l’ambiguità della dinamica impedisce di fidarsi della casualità, dell’incidente. Fare chiarezza e trovare la verità, pertanto, è d’obbligo. Anche perché in terra di Calabria ci sono precedenti di omicidi organizzati, camuffati da suicidi e incidenti stradali. Lo hanno rivelato dei collaboratori di giustizia e lo hanno mostrato le riaperture di casi noti come, ad esempio, quello della morte dell’ex calciatore Donato Bergamini. E anche Schiavone, tra l’altro, pare avesse avvisato sul rischio di futuri strani incidenti mortali.

Massimiliano Perna –ilmegafono.org