Greenpeace India, insieme alle popolazioni locali, da tempo si sta battendo contro la costruzione di una miniera di carbone nella foresta di Mahan. Una lotta non semplice, che ha visto anche arresti, denunce, azioni legali verso chi ha tentato, e tenta ancora, di difendere la foresta.

Infatti, questa battaglia ebbe inizio già nel 2006 quando, essendo stati messi all’asta una serie di giacimenti di carbone sparsi in tutto il territorio indiano, le compagnie Hindalco industries (multinazionale inglese) e Essar Power (multinazionale indiana) riuscirono ad aggiudicarsi questa area. Fondarono la Mahan Coal Ltd (Mcl), con l’obiettivo di realizzare una miniera di carbone, ma subito il loro progetto vide l’opposizione della legge federale indiana, Forests Rights Act, la quale stabilisce che è necessario un accordo tra il consiglio dei villaggi locali e i vincitori dell’appalto prima di procedere con i lavori. Negli anni successivi, seguirono due referendum, ma dall’esito alquanto inutile.

Ora, dopo anni di manifestazioni, forse è finalmente arrivata la svolta tanto attesa. Un memorandum del Ministero indiano per l’Ambiente e i cambiamenti climatici, risalente allo scorso 22 dicembre, dice che, nonostante il progetto sia stato approvato in prima istanza, la zona non può essere messa all’asta poiché fa parte delle foreste ritenute inviolate. Per la terza volta il Ministero dell’Ambiente chiede a quello del Carbone di negare l’autorizzazione per l’apertura della miniera. Quello che ci si aspetta è che questa richiesta venga accolta, dato che rappresenterebbe una vittoria importante per tutta la popolazione locale, evitando così di mettere a rischio l’intero ecosistema e la distruzione di migliaia di alberi.

Protagonista della vicenda l’attivista Priya Pillai, la quale è stata bloccata all’aeroporto di Nuova Delhi, poiché il suo nome rientrava in una black list redatta dai servizi segreti indiani, in quanto cittadino sospettato di attività contro la sicurezza nazionale, mentre doveva partire per Londra, dove avrebbe dovuto esporre la storia ai parlamentari inglesi. Ciò non ha fermato la ragazza, che ha comunque fatto la sua audizione via Skype. 

“Questa è una notizia meravigliosa per la gente di Mahan -ha dichiarato Pillai – che sta lottando per salvare la foresta. Questo avvalora la nostra convinzione che una delle foreste vetuste più importanti dell’India debba essere protetta dai piani di espansione dell’industria del carbone. È un segnale importante anche per tutti gli altri progetti di nuove miniere in India: adesso abbiamo la prova che la nostra campagna in difesa di Mahan e dei diritti dei cittadini non è un crimine.”

La petizione di Greenpeace a sostegno della campagna Junglistan è stata firmata da oltre un milione di persone come simbolo della testimonianza della loro forte opposizione alla miniera e della consapevolezza dell’importanza di salvaguardare le foreste e la natura.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org