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Quello che è in atto, in queste settimane, è un disegno sovversivo, di matrice razzista, che Lega Nord ed estrema destra, tacitamente in accordo, stanno portando avanti e che la gran parte della politica sta ignorando o perfino incoraggiando. A Roma, a guidare il gruppo di facinorosi che assedia un centro dove ci sono minori e adulti richiedenti asilo, che non hanno nulla a che fare con la criminalità di un quartiere dove la delinquenza, quella italiana, domina da anni, sono estremisti di destra, neofascisti, ultras e una bella mandria di ignoranti e pecoroni che stanno rendendo “etnica” una questione sociale che non c’entra con la presenza dei migranti e che è a loro preesistente.

Le mafie controllano Roma, uccidono, minacciano, ma gli italiani, i cittadini romani queste mafie le vogliono e da esse non si sentono infastiditi. Pagano il pizzo, si fanno sopraffare, si fanno soffiare appalti, lavori, soldi, lasciano che il sangue e il piombo si mischino alle strade della Capitale, rinunciano alla dignità. ma poi si rivalgono contro i poveri cristi. Gridano “scendete, bastardi” a dei ragazzini di 15 anni fuggiti dall’inferno, soli in una terra straniera, lontani dalle famiglie, con un terribile carico di dolore e di perdite.

La Lega ha lanciato l’assalto, i media (quella parte melmosa che purtroppo predomina) prestano il fianco ed esaltano Salvini, che riesce ad avere attenzione e ad essere persino dipinto come furbo solo perché dall’altra parte nessuno sa opporre cultura e conoscenza, nessuno sa trattarlo per come meriterebbe, visto che quasi tutti i partiti sul tema immigrazione preferiscono stimolare lo stomaco e l’intestino dei peggiori italiani: è una questione elettorale, di consenso. Guardano all’oggi sulla pelle degli ultimi e minacciano il futuro civile di un Paese sempre più orrendo e abbrutito. Nessuno ha il coraggio di mettersi dalla parte del domani. Nessuno ha il coraggio di stare dalla parte dell’umanità. Con chiarezza.

Tutti zitti, persino il Papa (lo si avvisi che tra i manifestanti c’è anche il parroco del quartiere). Tutti intontiti, forse esterrefatti o scoraggiati, ma comunque zitti ad ascoltare lo stridente ululato delle belve forcaiole che scorrazzano tra le strade di Tor Sapienza. Nessuna istituzione interviene, se non chiudendo il centro e trasferendo gli ospiti che hanno diritto alla protezione. Un cedimento, un precedente assurdo, una resa dello Stato a una logica forcaiola e razzista.

Mandano i poliziotti a manganellare gli operai, gli studenti, gli ambientalisti che difendono un territorio, gli attivisti dei diritti umani che reclamano diritti, mentre lasciano circolare, come scarafaggi impazziti, coloro che urlano slogan assurdi, che indossano i cappucci e maneggiano sassi e spranghe. Libero sfogo alla bestialità. Specchio di una nazione morta, nella quale un residuato storico, anch’esso morto, così come l’idea di mondo che ne è alla base, prova a forzare la tomba del suo passato. Caccia al nero, in una sorta di Ku Klux Klan all’italiana. Ma guai a dar loro dei razzisti. Sui giornali, sul web, nei commenti dei forum (sono anche ottimi codardi da tastiera, va detto), continuano a dire che non sono razzisti, che sono cittadini esasperati. Da chi? Da cosa? Dagli stranieri? O piuttosto da una politica che ha smesso da decenni di mettere al centro della sua azione il welfare, la riqualificazione urbana, i servizi, un piano serio di edilizia popolare? O da una politica che non ha mai veramente affrontato la lotta alle mafie e al loro potere di infiltrazione? Sono i migranti, i rifugiati, i vostri nemici? No, non lo sono e lo sapete benissimo. Ma ripetete di sì, solo perché sapete che non possono difendersi e perché non hanno convenienza a reagire. Sono il capro espiatorio più comodo. Di affrontare mafiosi oppure delinquenti di rango superiore a quello di molti di quelli che guidano i vostri gruppi di “protesta” non se ne parla. Perché ve la fate sotto di fronte al rischio di una loro reazione.

Come se l’è fatta sotto il duro Matteo, che piagnucola per un vetro spaccato e per lo schiaffo che una ragazzina sinti ha dato a una rappresentante bolognese delle camicie verdi. Cosa sono un vetro rotto e uno schiaffo davanti a mesi di provocazioni, bugie, parole terribili (qualcuno ha parlato nuovamente di forni crematori) e di inutili e ripetuti sit-in davanti a una comunità di cittadini sinti (spiegate ai giornalisti che esistono altri nomi oltre alla parola rom) che, tra l’altro, sono nati in Italia e che hanno subito una ingiusta, violenta e costante umiliazione da parte della propaganda leghista? Per non parlare del fatto che i giovani italiani che hanno spaccato il vetro dell’auto di Salvini stavano contestando, magari con troppa foga, il prode Matteo, ma la pietra l’hanno tirata dopo che l’auto dell’europarlamentare (che brutto momento per l’Europa) ne ha volontariamente investiti due. Magari qualche giornalista e anche qualche politico moderato del centrosinistra si occupino di guardare meglio le immagini prima di raccontare i fatti ed esprimere solidarietà a vanvera. Altra storia è quella dell’assalto ignobile al collega del Resto del Carlino a cui va invece tutta la mia solidarietà.

Ma tornando a quanto scritto all’inizio, questa serie di episodi, a partire dal caso di Bologna, sembra proprio studiata a tavolino e finalizzata a mettere in atto un progetto sovversivo di stampo razzista che vede unite certe forze e a cui altre forze politiche danno, più o meno coscientemente, spazio e sostegno. In un momento di estrema debolezza delle istituzioni e di assoluto cedimento della fiducia nella politica e nella giustizia. Ci sono troppe cose strane in questo Paese e stanno accadendo tutte nello stesso momento, a una distanza troppo ravvicinata le une dalle altre, per non destare sospetti a cui non è difficile trovare fondamento. Non si tratta di complottismo, sia chiaro, perché il complotto è qualcosa che avviene segretamente. Qui tutto sta avvenendo apertamente, in segno di sfida. Il pericolo va tenuto d’occhio.

State attenti, pertanto, voi che passate le giornate a occuparvi di trame e di alleanze dimenticando il vostro ruolo primario di garanti della democrazia. State attenti voi che dovreste scrivere e raccontare la verità e invece non perdete occasione per dare spazio a cotanta ignoranza, ai protagonisti negativi o al massimo, quando vi sovviene il pudore di un contraddittorio, a qualche scolorito e timido rappresentante della visione opposta. La complicità non è sempre reato quando si ragiona in termini di storia, ma può diventare una condanna eterna, se la storia la imprime, con i caratteri sanguinanti dell’orrore, nella memoria collettiva del domani. E a pagare per queste complicità saremo tutti. Pagheranno anche i vostri figli e i figli dei vostri figli. Perché se si pugnala il futuro (con le stesse armi di un passato disumano), le lame le sentiremo tutti quanti. Le sentiremo squarciare la nostra pelle mentre cadremo sopra il deserto delle nostre città e sopra la macchia sbiadita delle nostre smarrite coscienze.