Anche quest’anno l’indagine annuale “Regioni imbottigliate” di Legambiente e Altreconomia sui canoni di concessione per le acque minerali conferma le tendenze degli anni precedenti. I risultati mettono in luce che, anziché diminuire, i consumi aumentano, arrivando a 192 litri d’acqua per abitante, che equivale a oltre una bottiglietta di mezzo litro al giorno a testa. Cifre che posizionano l’Italia al primo posto a livello europeo con 12,4 miliardi di litri imbottigliati per un giro d’affari da 2,3 miliardi di euro in mano a diverse società e diversi marchi.

Attività costosa anche sul fronte ambientale. Infatti, per dissetare gli italiani vengono usate oltre 6 miliardi di bottiglie di plastica da 1,5 litri, per un utilizzo di 450 tonnellate di petrolio e una dispersione di 1,2 milioni di tonnellate di CO2. Ci troviamo dinanzi a impatti molto pesanti per il nostro territorio da cui, tuttavia, traggono profitti elevatissimi solo le aziende impegnate in questo settore.

Nonostante nel 2006 la Conferenza Stato-Regioni avesse proposto canoni uniformi, alle industrie delle acque minerali si continuano a richiedere importi ridicoli per un bene pubblico. Tra le regioni bocciate abbiamo il Molise, la Provincia autonoma di Bolzano, l’Emilia-Romagna e la Sardegna. Successivamente vi sono quelle promosse con riserva, Abruzzo, Calabria, Piemonte, Veneto e Lombardia, le quali applicano un doppio canone con importi uguali o superiori ad 1€/m3. Infine, soltanto due regioni sono state promosse, Lazio e Sicilia, che applicano addirittura il triplo canone.

Dai calcoli effettuati, l’acqua in bottiglia viene venduta ad un prezzo di 0,26€ al litro, rispetto al costo di 1€ per mille litri per le aziende, il che comporta che i consumatori pagano per più del 90% i costi della bottiglia, del trasporto e della pubblicità, e solo l’1% l’effettivo costo dell’acqua.

“I canoni di concessione stabiliti dalle Regioni sono estremamente bassi perfino in aree dove vi sono difficoltà di approvvigionamento idrico e il settore delle acque in bottiglia, così come altre attività che utilizzano e consumano i beni ambientali, deve rientrare in una più ampia riforma della fiscalità ambientale, così come previsto dalla normativa europea –dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente-. Appare chiara la discordanza tra i costi pagati dalle aziende private, che imbottigliano acqua per il loro personale tornaconto, e quelli pagati dai cittadini, che si ritrovano ad acquistare a caro prezzo un bene che di fatto è già loro. La nostra proposta è di istituire un canone minimo nazionale per le concessioni di acque minerali pari ad almeno 20 euro al m3 (ossia 0,02 euro al litro imbottigliato). Ai tassi attuali di prelievo si ricaverebbero circa 250 milioni di euro che potrebbero essere destinati alle politiche di tutela e gestione della risorsa idrica”.

Nei giorni scorsi Expo 2015 spa e Sanpellegrino, società del gruppo Nestlè, leader nel mercato delle acque imbottigliate, hanno annunciato la loro partnership in vista dell’Esposizione universale. Un’occasione per promuovere la qualità dell’acqua di rete e il consumo di acqua da rubinetto.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org