Almeno 500 mila persone sono state costrette alla fuga in seguito all’attacco di Mosul, la seconda città irachena per grandezza, da parte del gruppo ribelle jihadista Isis (Stato Islamico in Iraq e Siria), che ha preso il controllo di gran parte della provincia di Ninive. Le agenzie umanitarie si sono già attivate per garantire assistenza alla popolazione, ma la situazione sul terreno rimane pericolosa. “La gran parte delle sedi istituzionali è stata occupata dai ribelli, molti edifici sono stati dati alle fiamme. Durante gli scontri molti civili sono rimasti feriti, in alcune moschee sono sorti ospedali temporanei. Migliaia di famiglie hanno abbandonato la città per sfuggire ai combattimenti e mettersi in salvo e stanno cercando rifugio nel vicino Kurdistan iracheno, dove sono sorti accampamenti spontanei nelle aree limitrofe alle maggiori città”, si legge in un comunicato di Intersos.

Il governo regionale del Kurdistan ha chiesto alla comunità internazionale supporto per rispondere alla drammatica situazione umanitaria a cui deve far fronte, che si aggiunge al carico derivante dall’assistenza ai rifugiati siriani. Dall’inizio dello scoppio della crisi siriana il Kurdistan ha infatti accolto oltre 225 mila rifugiati in fuga dal conflitto, garantendo loro protezione e assistenza. “Questo enorme afflusso di persone in stato di estrema necessità rischia di congestionare le capacità di risposta umanitaria nel paese”.

“Il team che lavora nei campi di rifugiati di Qushtapa, Basirma e Gawilan, si è già mobilitato per assicurare che l’assistenza umanitaria, fino ad ora garantita a migliaia di rifugiati siriani, sia estesa anche agli sfollati di Mosul, attraverso l’iniziale fornitura di cibo e beni di prima necessità”, racconta, da Erbil, Daniele Grivel, capo missione di Intersos. “Siamo presenti nel paese dal 2003 e dallo scorso settembre abbiamo concentrato i nostri interventi in favore dei rifugiati siriani nel governatorato di Erbil e di Dohuc, garantendo assistenza e protezione a donne, bambini e anziani, i più vulnerabili nei contesti d’emergenza. Oggi le risorse a disposizione non sono certamente sufficienti a rispondere ai bisogni di un enorme numero di sfollati. Noi stiamo anticipando quanto ci è possibile ma è indispensabile l’aiuto di tutti per assistere i civili, vittime inermi dell’incredibile violenza in atto”, ha aggiunto.

È previsto inoltre, nei prossimi giorni, l’allestimento di un ponte aereo, con il coordinamento del Programma alimentare mondiale (Pam), per la distribuzione di aiuti alimentari, che partirà dalla Base di pronto intervento umanitario (Unhrd) di Dubai, e di un altro volo contenente aiuti non alimentari che partirà dalla base di Brindisi.

“La crisi in Iraq si sta aggravando rapidamente. In alcune zone al confine tra l’Iraq e il Kurdistan, dove stanno arrivando nuovi sfollati, ci sono segnalazioni di carenza di cibo nei negozi. Soddisfare le esigenze alimentari dei gruppi più vulnerabili è un passo cruciale per la missione del Pam nel paese”, ha detto il rappresentante del Pam in Iraq, Jane Pearce. L’agenzia Onu invierà i propri aiuti alle famiglie di sfollati attraverso il territorio turco. Prima della nuova emergenza umanitaria, il Pam assisteva già circa 240 mila sfollati dal conflitto nella regione di Anbar e più di centomila rifugiati dal conflitto in Siria che hanno trovato rifugio in Iraq.

G.L. -ilmegafono.org