Qualche giorno fa, la Squadra Mobile di Reggio Calabria e gli agenti del Commissariato di Gioia Tauro hanno arrestato 16 esponenti della ’ndrina Crea, tra cui anche il boss settantacinquenne Teodoro Crea, da sempre al controllo del territorio di Rizziconi (RC) e delle aree circostanti. Dopo due anni di indagini, le forze dell’ordine sono riuscite a fermare il potere incontrastato di una cosca molto conosciuta negli ambiti della criminalità organizzata calabrese, ma soprattutto di notevole importanza e potenza. Secondo il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, il boss Teodoro Crea aveva creato una vera e propria “signoria” in grado di “decidere della vita e della morte di ognuno” su tutto il territorio del piccolo comune reggino.

L’accusa per gli arrestati è di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Insomma, un vero e proprio caleidoscopio di criminalità e prepotenza, uno scenario fin troppo noto che non smette di riprodursi qua e là per l’intero territorio italiano.

Per fortuna, però, non mancano le buone notizie. L’arresto dei sedici esponenti della cosca, infatti, è in parte dovuto al coraggio e all’onestà dell’ex primo cittadino di Rizziconi, Antonio Bartuccio, in carica dal marzo del 2010 sino all’aprile dell’anno successivo, quando il Consiglio comunale presentò dimissioni di massa e fece cadere lo stesso sindaco. Sin dal 2010, però, Bartuccio non ha smesso di collaborare con la magistratura, denunciando minacce di ogni genere, ma soprattutto numerose pressioni da parte di alcuni suoi consiglieri al fine di favorire persone vicine alle cosche o di affidare loro numerosi incarichi pubblici.

Proprio per questo, la Dda di Reggio Calabria ha messo in arresto anche due ex consiglieri comunali, Girolamo Cutrì e Vincenzo Alessi, e un ex assessore, Domenico Rotolo. L’accusa, per quest’ultimi, è di associazione mafiosa. In particolare, gli inquirenti parlano di una “sistematica ingerenza nelle attività pubbliche nel comprensorio di Rizziconi”. Sia l’assessore che i consiglieri comunali, infatti, avrebbero fatto da mediatori tra il boss Teodoro Crea e il sindaco, trovando però in quest’ultimo un muro invalicabile, un ostacolo insuperabile.

La polizia, dopo gli arresti che hanno colpito in maniera decisiva la cosca, è ancora alla ricerca di Giuseppe Crea, figlio 36enne del boss e latitante dal 2006. Per tale ragione si è pensato di inserire il sindaco Bartuccio in un sistema di protezione, data la pericolosità del caso e il rischio di una possibile vendetta.

A proposito di Bartuccio, il procuratore di Reggio lo ha definito “un primo cittadino che ha interpretato a fondo il suo ruolo e non si è piegato alla prepotenza delle cosche”. Ed è proprio così che è andata. Ecco perché bisogna urlare a gran voce il nome di un sindaco giusto, un uomo, prima di tutto, che non ha avuto paura di proteggere e difendere la legalità e la giustizia e, dunque, il paese che rappresentava.

A quest’uomo, la cui incolumità adesso è a rischio, va l’appoggio di tutti noi e un immenso grazie per il bellissimo esempio che ha fornito e che sicuramente continuerà a fornire. La speranza, adesso, è che questo Paese non dimentichi e non lasci solo, per l’ennesima volta, uno dei suoi tanti cittadini puliti e onesti.

Giovambattista Dato -ilmegafono.org