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Quando trovo conferma di certe cose che scrivo spesso mi fa piacere, ma a volte preferirei essere smentito. Quando dico che il siracusano si indigna per le stronzate, solo quando c’è da difendere il buon nome della città, senza sforzi e senza che ci si debba impegnare in qualcosa, purtroppo dico la verità. Ho appena scoperto il perché dell’indignazione che molti miei concittadini stanno esprimendo sul web, parlando della grandezza storica della città (ah, dannata malinconia di un grande passato, ormai lontanissimo), e mi viene da ridere. E scuoto la testa. Offesi e incazzati perché una povera ignorante a cui hanno affidato una trasmissione tv spazzatura, ci ha definito paesino.

Ma davvero vi importa il parere di tale Barbara D’Urso?

Cavolo! Mi piacerebbe sentirvi così accesi quando scoprite che qualcuno gioca con il piano regolatore della città, quando vi depredano le aree verdi, quando vi lasciano morire per l’inquinamento delle industrie e dello smog, per il pesce al mercurio che arriva sulle vostre tavole, per le consulenze inutili negli enti, per le raccomandazioni con cui tolgono il lavoro a voi e ai vostri figli costringendoli/costringendoci ad andare via e svuotare la città di energia e freschezza, per lo sfruttamento del lavoro, per il pizzo che la maggior parte dei commercianti paga lasciando solo chi invece dice di no, per la ghettizzazione delle periferie e il loro abbandono, per la dimensione piccola degli orizzonti politici, per l’atrofizzazione degli spazi culturali, per le testimonianze di quella grande storia che non vengono valorizzate e lasciate nell’incuria.

Eppure vi attaccate ancora a quella storia. Basta!

Di che ci si lamenta? Siamo un paesino, non nella storia, ma molto nella mentalità. Siamo una città bellissima, ma annegata nella sua malinconia, nel ricordo di una grandezza svanita, deturpata, svilita. Da chi? Da noi stessi, da coloro che negli anni abbiamo mandato a rappresentarci, che hanno fatto i deputati, i senatori, i ministri, i sottosegretari, fallendo miseramente e, nonostante questo, rivotati e riveriti ai limiti della venerazione, accettandone i favori per la vostra esclusiva convenienza. Avete isolato, di contro, chi vi indicava vie alternative, chi combatteva per il bene di tutti. Lo avete malmenato psicologicamente, ridendo poi alle spalle per l’ottimo lavoro fatto al soldo dei padroni di sempre.

E ora vi lamentate?

Dite che così potete sentirvi più siracusani, dimostrare che amate questa città?

No, così le fate solo del male, perché nascondete le vostre responsabilità, che proseguono ancora oggi, mentre scrivete e vomitate la vostra indignazione in questo confronto di alto livello con l’illustre Barbara D’Urso.

Adesso direte che sono un ingrato, che ho dimenticato la mia città, che non la amo. Perché siete fatti così. Ci sono abituato. Quindi pensate quel che volete se vi fa sentire meglio.

E continuate così, a prendervi gioco della bellezza, nascondendovi sotto ridicoli impeti di orgoglio nelle cose futili.

E sia chiaro: non vale solo per Siracusa.

Fonte Aretusa con i suoi papiri

Fonte Aretusa con i suoi papiri