Non di trovano facilmente le parole per descrivere la rabbia e l’indignazione che si possono provare in seguito a casi efferati come quello accaduto a Cassano (Cosenza), in Calabria. Che la criminalità organizzata sia un male del nostro Paese è cosa ormai risaputa. Ma quel che è accaduto qualche giorno fa supera ogni limite, va  tragicamente oltre. In questi giorni, il Comando provinciale dei Carabinieri di Cosenza e la Dda di Catanzaro sono alla ricerca dei motivi che possano spiegare ancor meglio la vicenda che ha sconvolto la Calabria e l’Italia intera: un caso che, nella fattispecie, riguarda un triplice omicidio (probabilmente un regolamento di conti mafioso) in cui ha perso la vita anche un bambino di tre anni.

Nicola Campolongo, detto Cocò, è infatti la povera vittima di un assassinio brutale, di un atto che ha lasciato tutti a bocca aperta e che riflette non solo la situazione aberrante di una zona ad alto tasso criminale, ma soprattutto quella di un Paese  in cui lo Stato fatica a far sentire la sua presenza.

Ma procediamo con ordine. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, nella serata di giovedì scorso il piccolo “Cocò” Campolongo, il nonno Giuseppe Iannicelli e Ibtissa Touss, compagna dell’uomo, si trovavano insieme a bordo di un’auto. A quanto pare, Iannicelli avrebbe raggiunto alcuni uomini ad un appuntamento legato a questioni di spaccio, ma qualcosa deve essere andata storta. A questo punto i killer avrebbero aperto il fuoco non solo contro l’uomo, ma anche contro la compagna e il piccolo Nicola perché ritenuti “testimoni scomodi”. In seguito, gli stessi killer avrebbero dato fuoco alla vettura, lasciando così sul posto nient’altro che  i resti delle tre vittime.

È proprio su questo punto che bisogna adesso riflettere: la crudeltà della mafia è questa, inutile continuare a ripetere che i bambini vengono risparmiati. Perché non è vero. Non è assolutamente vero. La mafia non ha onore, non ha codici morali. Si uccidono anche i bambini, da sempre. Per loro gli affari vanno al di là della ragione umana.

Questa storia colpisce di più, per la sfortunata e breve esistenza del piccolo, per via della situazione familiare difficile: Nicola, infatti, viveva da un po’ di tempo con il nonno in quanto i genitori si trovano attualmente in carcere per spaccio di droga. Ma anche una situazione del genere non può far presagire una fine così tragica, così aberrante. Che colpa ha un bambino di vivere in una famiglia mafiosa o, per dirla in termini più pacati, non del tutto pulita? Nessuna. Non esistono altre risposte. Non c’è alcuna spiegazione al triplice omicidio di Cassano e, nello specifico, alla tremenda morte di una vittima innocente. Il procuratore della Repubblica di Castrovillari, Franco Giacomantonio, la pensa allo stesso modo: “Come si fa ad uccidere un bambino di tre anni in questo modo? Si è superato ogni limite. È qualcosa di inaudito, di orrendo. In tanti anni di lavoro credo che questo sia uno degli omicidi più efferati di cui è toccato occuparmi”.

Franco Corbelli, leader del movimento Diritti Civili, ha inoltre affermato che il “bambino era stato in carcere con la madre per oltre un mese” e che i due erano tornati a casa in occasione delle festività natalizie del 2012 proprio grazie all’intervento del movimento di cui è a capo. Successivamente, la donna venne arrestata nuovamente per aver violato le disposizioni degli arresti domiciliari. Infine, qualche giorno fa, l’omicidio del figlio. “È una tragedia immane, un dolore infinito, che non si potrà mai dimenticare”, ha aggiunto Corbelli. “La madre del piccolo Cocò continua a piangere, a disperarsi, a chiedere perché gli hanno ucciso il suo bambino”.

Ad oggi non ci è dato sapere se la giustizia riuscirà a fare il proprio corso e ad ottenere il risultato sperato, acciuffando questi maledetti criminali. La fiducia nelle forze dell’ordine e non deve mai mancare e ovviamente si spera che qualcosa esca fuori in fretta. Ma sarebbe comunque una consolazione amare, perché niente e nessuno potrà portare nuovamente in vita il sorriso e la fragile innocenza di un bambino morto a causa della crudeltà mafiosa. 

Giovambattista Dato -ilmegafono.org