Con questo numero speciale, dedicato al 2013, chiudiamo l’ottavo anno solare di attività di questo nostro spazio web che tanto è cresciuto e continua a crescere grazie all’impegno dei redattori, dei tecnici, dei vignettisti e, soprattutto, grazie a voi, che ci seguite, sostenete, leggete, condividete e ci suggerite, con i consigli e le critiche costruttive, le cose da migliorare. A guardarsi indietro, con la memoria o anche aiutandosi con una lettura a ritroso dei nostri archivi, la sensazione è strana, quasi surreale, a volte angosciosa e irritante, altre volte tremendamente bella, positiva, rigenerante. Quando proposi a un gruppetto di persone di mettere in piedi questo spazio di espressione, mai avrei pensato che otto anni dopo (il Megafono, come idea, nasce in realtà nel 2005, ma il primo numero viene pubblicato l’11 febbraio 2006) esso sarebbe stato vivo, attivo, operante e conosciuto in vari ambiti.

Soprattutto non lo avrei mai pensato quando i primi a tuffarsi nel progetto decisero quasi subito di tirarsi indietro, per mancanza di fiducia o di tempo. Semplicemente non ci hanno creduto, non erano disposti ai sacrifici che questo gruppo, che si è man mano arricchito di nuove e straordinarie persone (prima che redattori), vi assicuro, fa ogni settimana. Per quale ragione? Esclusivamente per fornire informazioni, punti di vista, visioni e osservazioni su quello che accade, oppure per raccontare talenti che sono ancora sconosciuti, storie, impegni. Ecco, perché, nel chiudere questo ottavo anno solare, non posso fare a meno di iniziare ringraziando tutte le mie compagne e i miei compagni di avventura, augurando a loro un nuovo anno ricco di salute, gioia e soddisfazioni. E di quel coraggio di cui abbiamo tutti bisogno.

Il 2013 è stato un anno difficile, nel quale il solco scavato dalla crisi è diventato profondo, tangibile, sconnesso, con la conseguenza di tensioni sociali molto forti sfociate in tutta Europa e non solo. Dalla Grecia alla Turchia, al di là dei pretesti che hanno acceso la miccia, sono stati tanti i fronti di protesta, spesso durissima, che si uniscono a quelli già in corso o nuovamente esplosi nelle aree segnate dalle tumultuose ridefinizioni della nuova cartina geopolitica mondiale o da un equilibrio precario che si trascina da tempo. La lotta per il proprio presente, per diritti che non ci sono, per condizioni di degrado e povertà sempre più estese, ha fatto il paio con quella per la difesa dell’ambiente e della salute del territorio, sia in Italia (No Muos, No Tav, i comitati contro l’inquinamento prodotto dall’Ilva, quelli che combattono nella Terra dei Fuochi, ecc.) che all’estero (si pensi alle battaglie di Greenpeace e delle altre Ong).

Nel nostro Paese, oltre alla sempre maggiore debolezza di una politica che offre periodicamente un salvatore della patria, che poi appare ogni volta come il vecchio che si presenta sotto le spoglie e le vesti del nuovo, c’è una questione legalità sempre più accesa, con il ritorno della minaccia stragista, sputata in segreto da Riina e che ha come bersaglio il giudice Di Matteo e i magistrati della procura di Palermo; e ancora le polemiche interne all’antimafia, seguite ai casi Canale e Girasole e stimolate da un ragionamento pungente di Nando Dalla Chiesa, che, al di là di come la si pensi, probabilmente non tutti hanno ben compreso e letto con attenzione.

In mezzo al senso di generale depressione, si è però accesa una speranza, per credenti e non, nelle parole del nuovo pontefice, Francesco, nelle sue azioni di convinta riforma delle strutture della Chiesa, nella sua opera di ritorno al messaggio evangelico, a quella semplicità povera materialmente e ricca nel lottare accanto agli ultimi, nell’accompagnarli quotidianamente, in barba alle forme, ai riti, alle sovrastrutture vuote e nocive, orrendamente complici di quelle ingiustizie che producono emarginazione. Una svolta importante che tanto sarebbe piaciuta a don Andrea Gallo, il quale proprio in questo 2013 ci ha lasciato e che nel futuro ci mancherà. Così come ci mancherà Nelson Mandela, altro simbolo di una speranza che diventa lotta, resistenza, riscatto. Testimonianza di dignità che diventa esempio per tutti coloro che, in ogni parte del pianeta, vivono discriminati e violati.

E questo dannato anno si chiude con le proteste dei migranti che vengono indebitamente e illegalmente detenuti nei vari centri (Cie, Cara e altre sigle amene usate per non spiegare e per nascondere l’orrore che causano), da Roma a Lampedusa, per effetto di una normativa ignobile, contraria alla Costituzione, frutto di uno squallido ventennio nel quale il centrodestra ha trasformato in legge il proprio razzismo (nostalgico di quel nefasto 1938), mentre il centrosinistra non si è opposto come doveva, scegliendo la via della convenienza, dell’inseguimento di un consenso perverso da parte di quella cospicua parte degli italiani che continua a definirsi non razzista, aggiungendo quasi subito un sudicio “però”, quattro lettere che illustrano e rivelano il sentimento ottusamente xenofobo che tanto contrasta con lo stereotipo di “brava gente” usato con eccessiva disinvoltura.

I fatti di Ponte Galeria, di Lampedusa, di Bari hanno messo a nudo, ancora una volta, il trattamento disumano che questo Paese fintamente civile riserva a donne e uomini fuggiti dall’inferno, un inferno di cui siamo tutti responsabili. La strage di Lampedusa mostra tutta l’ipocrisia di cui le istituzioni, non solo italiane, sono capaci, la loro vergognosa smania di retorica da passerella che mai si traduce in atti concreti di umanità, sulla cui assenza non è più accettabile impiantare alcun alibi. Le parole di Papa Francesco, del sindaco di Lampedusa, Nicolini, la lotta, il gesto civile e splendidamente umano del deputato del Pd, Khalid Chaouki, compongono invece il bagaglio di speranza viva e incantevole che ci porteremo dietro in questo 2014 ormai alle porte, augurandoci che possa essere prima di tutto l’anno dell’umanità e per l’umanità.

Noi ci saremo, racconteremo, terremo alta la guardia e rilanceremo quei temi e quelle storie che troppo in fretta vengono relegati in un angolo non appena i media decidono che è ora di spegnere i riflettori. Stiamo già lavorando per darci una veste nuova, per rendere il nostro spazio sempre più ricco di contenuti, più interattivo e meglio organizzato. Ci ritroveremo a gennaio 2014. Non vediamo l’ora di ricominciare, con tantissime novità. Insieme a voi. Per adesso ci fermiamo qui e vi auguriamo di trascorrere al meglio gli ultimi giorni dell’anno e di vivere un 2014 all’altezza delle vostre migliori speranze.

Massimiliano Perna –ilmegafono.org