In seguito alle minacce del boss di cosa nostra Totò Riina nei confronti dei magistrati impegnati nel processo sulla trattativa Stato-mafia, numerose iniziative si sono succedute in moltissime piazze italiane. Da Nord a Sud, migliaia di cittadini italiani hanno dimostrato la propria solidarietà e la propria vicinanza a Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia, Vittorio Teresi, Roberto Scarpinato, ma soprattutto al pm Antonino Di Matteo, principale bersaglio delle minacce del boss palermitano attualmente detenuto in regime di 41bis. Secondo alcune indiscrezioni rilasciate da Repubblica, infatti, Riina avrebbe dichiarato al proprio compagno di cella che “Di Matteo deve morire e con lui tutti i pm del processo sulla trattativa”, poiché rei di farlo “impazzire” in quanto profondamente impegnati nelle indagini che riguardano la trattativa tra Stato e mafia che sarebbe dietro gli attentati del ’92 e non solo.

Insomma, Riina torna a farsi sentire e con lui cosa nostra. Certo, affermazioni del genere vanno considerate con cautela e attenzione, poiché la notizia non può essere riscontrata con certezza, trattandosi di intercettazioni ambientali compiute dagli inquirenti nel carcere di Opera. Di sicuro la mafia, da diverso tempo, ha un piano pronto per far fuori Di Matteo e i pm della trattativa. D’altra parte, che le vite dei magistrati palermitani siano appese a un filo è cosa risaputa, purtroppo. Adesso, però, si teme che i vertici mafiosi siano pronti a fare il passo più importante, quello che distruggerebbe tutto e manderebbe in fumo anni di lavoro e di speranza, riaprendo una stagione terribile.

Per tale ragione l’Italia (quella vera, quella composta da gente comune che ha voluto dimostrare il proprio affetto, ma che soprattutto ha dimostrato di credere nella legalità e nella giustizia) è scesa in piazza e ha manifestato in difesa del pool antimafia palermitano.

Il centro delle iniziative, ovviamente, non poteva che essere Palermo. È proprio nel capoluogo siciliano che ha avuto luogo una manifestazione di grande importanza alla quale hanno partecipato, tra gli altri, movimenti quali LiberaAddiopizzo, il movimento delle Agende Rosse di Salvatore Borsellino, Muovi Palermo e tanti altri. Ovviamente non è mancata la presenza di personaggi politici quali Rosario Crocetta e Leoluca Orlando, a differenza di esponenti nazionali che, impegnati nell’imminente votazione sulla decadenza di Silvio Berlusconi, hanno perso l’occasione per dimostrare la propria solidarietà (quanto veritiera?) a uomini, prima ancor che magistrati, in lotta contro un male terribile e potente.

Le iniziative  non sono mancate nemmeno al Nord: Udine, Milano, Torino, Venezia sono tra le città più importanti nelle quali il movimento delle Agende Rosse e altre associazioni antimafia e antiracke hanno dimostrato il proprio sostegno. Lo stesso è successo a Firenze, Roma, Fano, Bologna, Piacenza, Napoli e ovviamente a Catania, in cui domenica 24 novembre, nella centralissima piazza Stesicoro, ha avuto luogo un sit-in indetto dal comitato Viva la Costituzione.

Insomma, per una volta Nord e Sud hanno trovato un punto di incontro: la voglia di legalità, la solidarietà, l’affetto per dei magistrati che fanno il loro dovere e il no alla mafia. È proprio questo, forse, l’elemento che dovrebbe far riflettere: l’Italia che si stringe accanto ai pm palermitani; l’Italia, tutta intera ed unita, che si schiera a favore della giustizia e contro la criminalità organizzata. Adesso tocca alle istituzioni attivarsi per evitare di far cadere nuovamente questo Paese nell’orrore e nel sangue. Ventuno anni dopo.

Giovambattista Dato -ilmegafono.org