“C’è qualcosa di marcio, colpevolmente marcio e volutamente razzista, nel tentativo della Lega e dei suoi insignificanti rappresentanti di sfruttare una tragedia umana per fomentare un odio razziale che non conosce vergogna. Ma i Cittadini di Milano e del quartiere di Niguarda hanno dimostrato a Borghezio, Salvini e ai loro sgherri di essere lontani dal loro pensiero e dal loro disgustoso modo di intendere la vita e l’umanità. Perché, lo ripeto, la follia e la violenza non sono la prerogativa di un popolo o di un’etnia, di bianchi o neri. La Lega, invece, insiste su questa equazione. E lo fa consapevolmente, lucidamente, perseguendo quella che ormai è diventata evidentemente una missione: seminare odio etnico e sociale”.

“In questo vanta tradizioni insuperabili, basta rivedersi i video e le interviste di Borghezio. Ma sbaglia i conti e non conosce la storia: perché il quartiere di Niguarda ha una sua storia e una sua cultura, un passato e un presente di lotte democratiche e antifasciste, ha un Teatro della Cooperativa che semina cultura e solidarietà tutti i giorni, ha scuole, associazioni, movimenti, dove si parla di sociale e legalità. In poche parole, Niguarda non è Pontida. Andate a Pontida a lavarvi i piedi nel Po e ad ubriacarvi delle vostre cialtronerie, ma quando passate da Niguarda sciacquatevi la bocca. Niguarda non è casa vostra”.

Queste sono le prime considerazioni che, a caldo, il mio istinto e la mia pancia mi hanno suggerito. Ma credo sia giusto andare oltre e provare, una volta di più, a capire come tutto questo sia possibile. Provare a comprendere come e perché in questo Paese qualcuno stia seminando, da tanto tempo, qualcosa che va oltre la discussione politica e ideale, se vogliamo anche ideologica. È come se si stesse scientificamente preparando un terreno minato sul quale far camminare un popolo intero, in modo da far esplodere, un giorno, tutte le contraddizioni, gli odi, le differenze sociali, che questa classe dirigente da oltre un ventennio sta coltivando. 

Come se si volesse far passare nella testa della gente l’idea che le difficoltà del momento, la situazione economica e sociale, la sicurezza di un’intera nazione, siano minacciate non da una classe dirigente che ha volgarmente guidato il Paese stesso per tanti anni ma, piuttosto, da chi arriva da una povertà e da un’arretratezza economica e sociale ancora più pesante di quella che vive l’Italia stessa.

Così si spiegano, a mio parere, gli attacchi volgari e xenofobi che giornalmente sono rivolti alla collettività migrante, e anche “clandestina”, certo. Ma chi è a questo punto il vero clandestino di questo mondo?  Perché, non dimentichiamolo, gli attacchi della destra  razzista, rozza e volgare, non solo italiana ma europea, sono rivolti a chiunque non rientri nella normalità passiva e standardizzata che tanto piace a qualunque integralismo. Questo è il senso delle offese rivolte ai migranti: vogliono prendere il nostro lavoro, le nostre donne, le nostre città.

A questo si aggiungono le offese e le discriminazioni all’omosessuale e alle coppie di fatto: rovinano le famiglie, come si può pensare che sappiano educare i loro figli? Infine, ma non ultimo, gli attacchi al diritto di poter scegliere come morire dignitosamente; così il diritto della libertà su un testamento biologico viene descritto come un’offesa alla vita o un assassinio.

Questa è la politica, calcolata e lucida, di una destra italiana ma anche europea sempre più razzista e integralista. È la loro arma, puntata contro tutti noi, che sostituisce l’incapacità congenita e strutturale di dare risposte ai tanti perché e alle tante domande che in questi decenni i cittadini, o gran parte di essi, si sono posti e si pongono. Perché non si è mai voluto affrontare con intelligenza e onestà il problema di una convivenza fra mondi e culture diverse, perché non è mai stata data cittadinanza al bisogno di un mondo più etico, tollerante, civile. Perché non si è mai ritenuto di agire diversamente sull’economia e sulla dignità del lavoro, sull’importanza della scuola e della cultura.

Le persone che oggi seminano odio su questo terreno minato sono le stesse che non hanno mai mosso un dito per la tutela dei diritti civili degli Uomini, di tutti gli uomini. Sono gli stessi che danno la caccia al nero e al clandestino, ma se ne servono poi nelle loro aziende e nei campi di raccolta dei pomodori in Calabria, Puglia, Campania e altrove. Oggi difendono leggi infami, come la Bossi-Fini (e ne vorrebbero anche di più rigide) e intanto fanno affari con i caporali e le mafie che distribuiscono i lavoratori clandestini, per pochi euro di paga, ovunque ci sia bisogno delle loro braccia. Per questi motivi e altri ancora la risposta dei Cittadini di Niguarda è un esempio bellissimo. È la risposta di chi non vuole camminare sul campo minato dell’odio etnico e razziale. È la risposta civile, dignitosa e pulita di chi crede ancora che un mondo diverso sia possibile.

Maurizio Anelli –ilmegafono.org