Melodie ancora ricorrenti, inconfondibili quando l’orecchio le percepisce, melodie delle quali non si è mai appreso il nome ma è come se le si conoscesse da sempre. Sono passati 200 anni dalla sua nascita, ma Richard Wagner e le sue composizioni rappresentano ancora oggi un caposaldo della musica classica e, più specificatamente, dell’opera teatrale. Nato nel lontano 1813 da una famiglia d’origine ebrea, Wagner è considerato nell’ambito del suo genere compositivo tra i più grandi, se non il più grande di tutti i tempi, nonché simbolo della musica nazionale tedesca.

Tali titoli gli furono, e gli sono tutt’ora riconosciuti all’unanimità grazie alla rivoluzione che osò adoperare in ogni campo dell’opera teatrale dell’epoca: non solo, dunque, geniale compositore ed ideatore di splendide armonie, ma anche promotore di nuovi tipi di sceneggiatura, saggistica e quant’altro possa avere a che fare con una rappresentazione teatrale.

Un perfetto riassunto del passato con un occhio proiettato al futuro, esattamente come la sua innovativa prassi compositiva denominata “Leitmotiv”, la quale fu poi adottata abbondantemente anche dai più importanti musicisti del ‘900: un tema ricorrente che si propone, più o meno, sempre sotto la stessa forma durante l’intera composizione e al quale sono associati un sentimento, un luogo o più semplicemente una persona.

Il fuoco rivoluzionario che scorreva dentro le vene del musicista tedesco non lo accompagnò solamente nella sua vita musicale, ma anche in quella amorosa, politica e sociale. Visse infatti in prima persona, oltre che due matrimoni, la rivoluzione del 1848: anni di esilio e stenti, a livello economico ma non compositivo, dai quali uscì vincitore grazie anche all’aiuto di suoi illustri colleghi ai quali era legato da amicizia e stima: uno su tutti Franz Liszt, che qualche anno più tardi gli concesse pure la mano di sua figlia.

Wagner, un classico esempio di genio musicale accompagnato da un pizzico di sregolatezza; un artista eccezionale esattamente come le sue composizioni, che, invulnerabili allo scorrere del tempo, continueranno a risuonare nei teatri di tutto il mondo.

 Manuele Foti –ilmegafono.org