Anno nuovo, criminalità vecchia. È questa la triste realtà che si può evincere dall’ultimo caso di intimidazione avvenuto in Campania, vicino Caserta. Proprio durante la notte di San Silvestro, infatti, diversi colpi di pistola sono stati sparati contro la sede della NCO (Nuova Cucina Organizzata), un ristorante-pizzeria antiracket gestito dalla Cooperativa Agropoli e guidato da Peppe Pagano. La pizzeria, così come tante altre attività sorte a contrastare la criminalità organizzata, fa parte della rete di associazioni che coinvolge anche Libera e il Comitato Don Beppe Diana. In poche parole, l’ultimo vile gesto è stata la dimostrazione che la criminalità ha bisogno di far notare la propria presenza e il proprio potere,  allo scopo di riportare alla “normalità” (secondo il concetto camorrista) un luogo, una situazione che la gente comune cerca sempre di migliorare proprio per scampare alla prepotenza mafiosa.

Ma perché, a soccombere sotto i colpi mafiosi, questa volta è stata la NCO? Il motivo è piuttosto semplice. Da alcuni anni, nel casertano, lavorano diverse cooperative nate in seguito al sequestro di numerosi beni mafiosi. Alcuni esempi sono un campo di Chiaiano affidato all’associazione “(R)esistenza”, che ha prodotto delle pesche e che ha salvato lo stesso campo dai pesticidi. Oppure l’associazione “La forza del silenzio”, che all’interno della villa di un boss dei casalesi riesce a produrre biscotti grazie al lavoro di tanti bambini autistici. E infine la NCO, un luogo dove vengono prodotti e venduti cibi ricavati proprio da territori o beni sequestrati e restituiti alla comunità, alla legalità.

È per questo, quindi, che la criminalità ha deciso di sparare contro questa struttura quattro colpi di pistola. Perché il lavoro di queste diverse associazioni distrugge gli scopi e gli obiettivi della mafia. Perché se la civiltà riprende il proprio corso da un terreno sequestrato a chi, illecitamente, lo ha controllato, ciò si traduce in una sconfitta per la criminalità organizzata. Ed è per questo, infine, che la criminalità colpisce: se il controllo dei boss è in declino, l’unica soluzione è la battaglia armata. Che sia un omicidio o un avvertimento, poco importa: la gente deve capire chi comanda e quali sono le leggi in un territorio. Ecco perché il lavoro delle associazioni antiracket diventa importantissimo, di assoluta vitalità per il proseguimento di una vita, di una condizione di pura legalità.

È grazie a realtà del genere che si può combattere la mafia ed è sempre grazie ad esse che molta gente sofferente (spesso con gravi problemi anche fisici e mentali) ottiene un posto dignitoso per esprimere le proprie qualità. Le associazioni come la NCO danno un respiro a chi, altrimenti, non avrebbe una vita facile. Per questo motivo, nonostante il periodo di festa, tantissima gente ha risposto compatta a favore della NCO e contro i mandanti e gli esecutori di un gesto così vile. Dal vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo, al questore di Caserta, Giuseppe Gualtieri, al magistrato Raffaello Magi, a tanti esponenti della politica, oltre alla presenza compatta di associazioni e comitati affini alla NCO.

Lo stesso Don Ciotti, in occasione di un incontro avvenuto il giorno dopo l’attentato, ha nuovamente affermato che tanto dev’essere ancora fatto per sconfiggere la criminalità, aggiungendo che ciò andrebbe fatto anche “in parlamento”, poiché persino “nella campagna elettorale da poco partita questi temi vengono solo accennati”. Il questore Gualtieri, dal canto suo, è convinto che “l’attentato è la dimostrazione che stiamo andando nella direzione giusta: repressione giudiziaria ed impresa etica”.

Tano Grasso, presidente della Federazione Antiracket, avverte che “non bisogna abbassare la guardia” e che oggi “sono molti di più gli imprenditori che non sopportano il peso della camorra e sono così più disponibili a denunciare”. Insomma, se è vero che il danno ricevuto è stato ingente, è altrettanto vero che la lotta alla criminalità è fatta anche di questo, ovvero di colpi inferti e ricevuti. Di cadute e di riprese. Di alti e di bassi. L’augurio per il nuovo anno è che questa lotta possa ottenere dei risultati soddisfacenti e migliori che diano un ampio respiro a chi ripudia l’inferno mafioso e crede ancora nella bellezza della legalità.

Giovambattista Dato –ilmegafono.org