Cari lettori, vi rinnovo i miei auguri per un buon 2013! Come promesso, eccovi una piccola intervista al professore Tommaso Montanari, insignito da Italia Nostra del “Premio Giorgio Bassani” per “la capacità di unire un’alta preparazione scientifica nella ricerca storico-artistica col giornalismo d’inchiesta”. Ne approfitto per ringraziare il professor Montanari per la disponibilità al dialogo costruttivo nella prospettiva della valorizzazione del patrimonio e della denuncia degli abusi che esso subisce da anni.

In quest’anno di governo tecnico crede che qualcosa sia cambiato per il nostro patrimonio?

“Sì, in peggio. Il professor Lorenzo Ornaghi lascia in eredità un pacchetto di nomine clientelari (dalla Scala alla Biennale), un Consiglio Superiore dei Beni Culturali popolato di illustri incompetenti, e un ministero in rotta. E soprattutto lascia l’idea che in Italia per ogni cosa occorra una competenza, tranne che per il patrimonio. Un vero disastro”.

Come si sente ad essere considerato una sorta di cavaliere difensore del nostro patrimonio nazionale?

“Il poco che faccio fa strettamente parte dei miei doveri di professore universitario di storia dell’arte, ed è la minima, necessaria solidarietà verso i nostri colleghi storici dell’arte delle soprintendenze. Si tratta solo di essere cittadini, e non sudditi”.

Si sente solo in questo?

“No. La voce di Salvatore Settis si alza ben più alta e ben prima della mia. E anche molti di coloro che non scrivono sui giornali sono perfettamente solidali e impegnati in altri modi in questa battaglia. Francesco Caglioti (docente dell’Università Federico II di Napoli) è in primissima fila, per esempio”.

Come si è sentito quando è venuto a conoscenza della querela di Ornaghi?

“Sbigottito. Ornaghi non mi ha querelato perché l’abbia offeso personalmente, ma perché esercitando il mio dovere di critica intellettuale avrei leso la reputazione del Ministero. Così facendo, l’ex rettore della Cattolica mostra di disprezzare insieme la libertà costituzionale dell’università e il suo stesso ministero, dai cui funzionari ho invece ricevuto moltissimi attestati di solidarietà. Un ministro debole con i forti nemici del patrimonio, e invece autoritario e  antidemocratico verso i pochi che – in vece sua – provano a difenderlo. Se si arriverà al processo, sarà una pagina nera della storia degli intellettuali italiani”

A Suo avviso, come dovrebbe essere portata avanti la politica culturale in Italia?

“Avendo come bussola l’articolo 9 della Costituzione: il patrimonio serve a creare cittadinanza, è come la scuola o la sanità pubblica. Una direzione abbandonata da decenni”.

Secondo Lei era necessario dare in gestione il Colosseo a Della Valle?

“No. Era necessario solo fare manutenzione ordinaria a spese pubbliche e non privatizzare moralmente uno dei massimi monumenti italiani”.

Non le sembra che le operazioni commerciali e culturali in Italia siano sempre finalizzate all’arricchimento di pochi?

“Sì, penso che sia così: si privatizzano gli utili e si socializzano le perdite. Le società di servizi concessionarie dello Stato sfruttano il patrimonio di tutti per creare reddito privato”.

Che cosa ne pensa del ritrovamento della tavola Doria e del “ricatto” giapponese?

“Penso che l’accordo, in quei termini arrendevoli, sia sbagliato, e spero che non vedremo una fila di Leonardo andare in Giappone. Ma credo che sia stato giusto esporre la Tavola al Quirinale. È sano che in un mondo dominato dal culto commerciale dei ‘capolavori originali’ si accendano invece i riflettori su una importante copia antica di un’opera capitale per sempre perduta. È un modo illuminato e profondamente costituzionale di diffondere l’idea che la storia dell’arte sia una branca della ricerca scientifica e non una fabbrica di feticci sensazionalistici”.

Ora che anche il governo tecnico è finito e si ritorna alle urne, gli italiani dovranno di nuovo scegliere il male minore per loro stessi e il loro paese, scegliere un leader, un politico che li rappresenti. In quest’immenso déjà vu si spera ancora che le cose possano cambiare e che la politica cominci seriamente ad occuparsi dei cittadini e del rilancio dell’immagine dell’Italia nel mondo. Se ancora una volta tutto cambierà affinché nulla cambi veramente, anche la speranza verrà abbandonata dai cittadini schiacciati dal peso delle imposte dirette e indirette, che hanno fatto aumentare vertiginosamente il costo della vita in Italia da quando il malgoverno e le vane promesse reggono questo paese.

In bocca al lupo Italia!

 Angelo De Grande -ilmegafono.org